Il Clostridium difficile è un batterio presente nella flora batterica dell’intestino umano, non provocando alcun problema nei soggetti sani. Tuttavia una protratta terapia antibiotica, l’aver subito interventi chirurgici a carico dell’apparato digerente e la presenza di patologie infiammatorie croniche quali il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa sono fattori predisponenti l’accresciuta attività del batterio, soprattutto in soggetti con età superiore ai 65 anni.
Dopo un periodo d’incubazione di pochi giorni, compare una sintomatologia acuta caratterizzata da febbre, dolore addominale, inappetenza e grave dissenteria. Niente che una buona terapia antibiotica non possa debellare. Ciononostante, in soggetti immunodepressi a causa – ad esempio – di un iter chemioterapico, la situazione tende ad aggravarsi rapidamente, degenerando in setticemia con possibile perforazione della parete intestinale e, a causa dell’azione erosiva del batterio, conseguente peritonite.
Anche se i dirigenti sanitari del nosocomio San Giuseppe di Isili, in provincia di Cagliari, non si sono ancora pronunciati in attesa che la Procura della Repubblica, dopo aver avviato le indagini, disponga l’autopsia dei tre pazienti deceduti, possiamo ipotizzare quale causa dei decessi, data l’età avanzata delle vittime, una delle complicanze sopra descritte. Questo perché un’altra degente, più giovane degli altri secondo le prime indiscrezioni, è tuttora ricoverata in gravi ma stabili condizioni nel medesimo ospedale e sarà necessario comparare i diversi quadri clinici per determinare le reali alterazioni fisiopatologiche correlate al decesso dei tre soggetti ricoverati.