Una comunicazione dolorosa per la vedova di un professionista che dal 2018 è convocato a fare da testimone in un processo per presunti danni patrimoniali. Peccato che il destinatario della missiva sia deceduto l’anno prima che iniziasse il procedimento, cioè nel 2017.
La moglie del tanto atteso teste ha dichiarato all’edizione pratese di “Il Tirreno” che la Procura ha ignorato per cinque anni la comunicazione di decesso del marito. La vedova spera che la stampa possa porre fine a questa sua sofferenza che deve affrontare ogni volta che c’è un’udienza.
E’ la cronaca a sottolineare i tempi della giustizia e l’inerzia della burocrazia. Il procedimento è in corso al tribunale di Prato e vede imputate due persone che avrebbero provato a utilizzare alcuni assegni che erano riconducibili al de cuius. Secondo la moglie dell’uomo, sarebbe stato suo marito a presentare nel 2016, anno in cui sono accaduti i fatti, la denuncia che ha dato il via al procedimento.
Tuttavia, nonostante l’evidenza che il mancato testimone sia deceduto da cinque anni, ogni udienza arriva una citazione per testimoniare.
Stanti le dichiarazioni della vedova, l’uomo si occupava dell’amministrazione di un’agenzia assicurativa e dopo il furto degli assegni presentò denuncia alle forze dell’ordine. Fu chiamato a interrogatorio quando i presunti responsabili furono scoperti, al momento dell’incasso dei titoli. Tuttavia, a 60 anni il professionista si ammalò e morì dopo circa 40 giorni. La donna, oltre al dolore per la perdita improvvisa, ha dovuto ricostruire, insieme ai soci, la parte economica che gestiva il marito. Poi, le citazioni. Un dolore.
Il procuratore capo Giuseppe Nicolosi ha chiesto scuse alla donna.