E’ iniziato il processo in corte d’Assise per Alessia Pifferi, la madre di 37 anni, accusata di omicidio pluriaggravato nei confronti della piccola Diana. La bambina di soli 18 mesi è stata lasciata morire di stenti nella sua casa di via Parea, a Milano. L’accusa di omicidio è aggravata dalla premeditazione, dall’aver ucciso la prole e dai motivi futili e abietti. In aula anche la sorella della donna, che si è presentata con una maglia con sopra stampata la foto della nipotina, chiedendo che venga fatta giustizia.
“Lotteremo perché Diana abbia giustizia. E perché mia sorella paghi per quello che ha fatto. Diana era un amore di bambina, è morta soffrendo per colpa di mia sorella. Lei ne è responsabile e dovrà pagare”, ha dichiarato a gran voce. “Ce l’ho sulla maglietta perché lei è viva, deve vivere la bambina. Aiutateci a farla vivere, era una bambina che aveva il diritto di vivere, non di pagare il prezzo che ha pagato”, ha aggiunto parlando con i giornalisti.
L’inizio del dibattimento in corte d’Assise è stato rinviato all’8 maggio
Secondo l’autopsia la piccola sarebbe morta di sete per una prolungata disidratazione, aggravata dalle temperature altissime di luglio.
Diana era sola nel monolocale con le finestre chiuse. Non sapeva camminare e secondo gli investigatori avrebbe cercato di sfamarsi mangiando il suo pannolino. L’inizio del dibattimento in corte d’Assise è stato rinviato all’8 maggio su richiesta dell’avvocato dell’imputata