«Sarete bravi ma non avete un briciolo di sensibilità». Matteo, ragazzo 20enne di Orbetello con la sindrome di down, innamorato della pallavolo, durante la partita a Sesto Fiorentino è stato costretto dagli arbitri a lasciare la panchina e sedersi accanto a un medico e all’ambulanza, come un comune malato. Matteo è il figlio dell’allenatore, Andrea Bartolini, e in quel posto poteva starci perché da quattro anni è vice coach, con una regolare deroga rilasciata dalla Federazione Sportiva.Il ragazzo, con le lacrime agli occhi e la tristezza nel cuore, ha eseguito l’ordine senza dire una parola. Mentre l’allenatore, come risposta, si è beccato la squalifica per un’intera giornata.
I messaggi di solidarietà, nei confronti di Matteo e di suo padre, mortificato per l’accaduto, non si sono fatti attendere, in poche ore hanno fatto il giro della rete. Anche Federico Gelli, deputato del PD e presidente del Cesvot (Centro servizi volontariato della Toscana), ha scritto al sottosegretario con delega allo sport, Luca Lotti, perché si ritiene indignato per la decisione arbitrale, causando un atto di razzismo nei confronti di una persona disabile.
La squadra di pallavolo, maschile e femminile, il prossimo incontro manifesteranno piena solidarietà a Matteo e al padre Andrea, annunciando un tifo personale per il ragazzo.
Antonio Agosta