Sorella, io ti credo: indignazione per la sentenza sullo stupro di Pamplona

In molte città spagnole donne e uomini sono scesi in piazza in solidarietà alla vittima della sentenza sullo stupro di gruppo di Pamplona che ha scioccato il mondo intero.

Oltre  trentacinquemila persone sono scese nelle strade di Pamplona per tre giorni consecutivi per protestare contro la sentenza che ha condannato cinque uomini per “abuso” e non per “violenza”, per lo stupro di una diciottenne.

La decisione del tribunale ha scatenato un’ondata di indignazione anche su Twitter e Facebook dove migliaia di donne hanno deciso di condividere le loro esperienze di abusi e violenze con l’hashtag #cuentalo (raccontalo).  La protesta social è avvenuta attraverso vari hashtag: #YoSíTeCreo#HermanaYoSiTeCreo (sorella, io ti credo), #LaManadaSomosNosotras (il vero branco siamo noi) e #JusticiaPatriarcal (giustizia patriarcale).

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Il governo metterà  in discussione la legislazione sui crimini sessuali supportando la Procura e l’accusa che stanno presentando ricorso contro la sentenza? L’iter processuale, ancora una volta, ha leso ulteriormente la donna violentata scavando nella sua vita privata, indagando la sua condotta sessuale.

Questa sentenza legittima la cultura dello stupro. La legge spagnola stabilisce una distinzione tra abuso e stupro. Quest’ultimo viene riconosciuto solo nel caso in cui vi sia stata “aggressione con minaccia”, ed in questo preciso caso non è stato ritenuto tale.

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In Italia, prima del 1996, le normative  sullo stupro determinavano più o meno la stessa distinzione. Nella legge così com’era, risalente al Codice Rocco (epoca fascista), vi era una distinzione tra violenza carnale e atti di libidine. Spesso molti processi si risolvevano in una ricerca minuziosa del livello di verginità anatomica violata. A determinare  se fosse “congiunzione corporale” o “atto di libidine” la profondità di penetrazione. Se  non v’era riversamento spermatico o penetrazione profonda ma “solo” un contatto intimo,  non veniva considerata “congiunzione corporale”, lo stesso criterio vale ancora oggi per una  fellatio forzata. Dunque, se non veniva riconosciuta la  “congiunzione” non v’era reato o cambiava l’entità della pena. Anche il diritto spagnolo contempla l’aggravante, data in base ai centimetri di penetrazione.

Con la Sentenza di Pamplona, si è parlato di “consenso viziato”. Per assodare la negazione del consenso, la vittima avrebbe dovuto reagire fisicamente o farsi massacrare. Il “consenso” viene determinato analizzando le abitudini e la condotta sessuale della vittima.

Il processo per lo stupro di gruppo di Pamplona ha determinato l’esito di “mancata minaccia”. 

Purtroppo diritto e giustizia non coincidono ed, ancora una volta, lo abbiamo potuto constatare.

Facciamoci sentire. #Ioticredo sorella #Yosìtecreo #niunamenos

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