Strage in Sri Lanka: tragedia annunciata?

310 morti, 500 feriti, 40 arresti: i numeri della strage di Pasqua

Il giorno di Pasqua lo Sri Lanka ha vissuto uno delle tragedie più grandi della sua storia. Ripercorriamo i fatti di quel giorno, le ipotesi, i morti e i colpevoli.

I fatti del giorno di Pasqua

Gli attentati di Pasqua del 2019 nello Sri Lanka, sono stati una serie di attentati terroristici che hanno colpito 3 chiese, 4 hotel di lusso e un complesso residenziale nello Sri Lanka, nel giorno della Pasqua cristiana.

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I responsabili sono stati, secondo le autorità locali, 7 cittadini cingalesi associati alla Thowheeth Jama’ath nazionale (letteralmente: Organizzazione Monoteista Nazionale; NTJ), un’organizzazione terroristica jihādista locale.

La prima esplosione è avvenuta presso il Santuario di Sant’Antonio, nel sobborgo di Kotahena, poco lontano da Colombo. La seconda esplosione ha colpito la Chiesa di San Sebastiano di Negombo, causando circa un centinaio di morti. La vicinanza della chiesa al principale aeroporto del paese, l’aeroporto internazionale Bandaranaike, ha provocato l’aumento della sicurezza nella struttura. Un’altra esplosione ha colpito la Chiesa Sionista di Batticaloa, provocando 27 morti.

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Intorno alle 8:57 tre hotel di lusso di Colombo sono stati colpiti da altrettante esplosioni: lo Shangri-La Hotel, il Cinnamon Grand Hotel e il The Kingsbury, seguite da un’altra esplosione presso la Tropical Inn, una guest house di Dehiwala.

Durante le ricerche della polizia, intorno alle 15:20, il settimo e ultimo kamikaze esplode presso un complesso residenziale di Dematagoda, uccidendo 3 poliziotti e 2 civili.

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Erano inoltre state programmate altre due esplosioni: una con un IED presso l’aeroporto Bandaranaike, disinnescato dall’aeronautica militare dello Sri Lanka, e un’altra presso il Dr Neville Fernando Hospital di Malabe, a circa 10 km da Colombo.

Il giorno seguente sono state rinvenute altre bombe presso la stazione autobus di Bastian Mawatha, nel sobborgo di Pettah

Le vittime dell’attentato

Almeno 310 le vittime. Tra gli stranieri anche 3 dei 4 figli del patron danese di Asos. Ferito in modo lieve l’inviato di Repubblica Raimondo Bultrini. Trovati 87 detonatori vicino alla principale stazione di autobus della città. ‘Tutti condannino questi atti disumani’, ha detto il Papa. Salvini avverte che anche in Italia ‘ci sono migliaia di punti che potrebbero essere a rischio’.

Delle vittime, gli stranieri erano almeno 30, secondo le autorità cingalesi: una piccola minoranza, ma provenienti da ben 11 Paesi. Nella confusione dei dati, ma in base ai dati forniti dai governi dei Paesi di provenienza, 8 dei morti venivano dall’India, altri 8 dal Regno Unito, 4 dagli Stati Uniti, 3 dalla Danimarca, cioè i tre figli dell’imprenditore dell’abbigliamento Anders Holch Povlsen. Due persone, di cui non sono state fornite le generalità, sono svizzere, una delle quali con passaporto anche di un altro Paesi, oltre a una terza persona che faceva parte della famiglia delle altre due vittime elvetiche con due diverse nazionalità, non precisate. Due persone, un uomo e una donna, provenivano dalla Spagna, 2 dall’Australia, 2 dalla Cina. Gli altri morti provengono da Olanda, Giappone e Portogallo.

Tra le vittime c’è anche Shantha Mayadunne, una chef molto famosa in Sri Lanka. La donna è ritratta in una foto pubblicata dalla figlia su Facebook (sopra) prima dell’esplosione all’hotel Shangri La.

Lutto nazionale

Il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha dichiarato per il 23 aprile, un giorno di lutto nazionale. Lo ha fatto sapere lo stesso ufficio del presidente, aggiungendo che nello stesso giorno Sirisena incontrerà i rappresentanti diplomatici per sollecitare e organizzare gli aiuti internazionali, anche nelle indagini.

Nella stessa nota della presidenza si parla, citando rapporti delle agenzie di intelligence, di “gruppi internazionali” che potrebbero essere coinvolti negli attentati. E’ stata intanto rafforzata la sicurezza intorno alle chiese cattoliche dell’isola.

Sostenitori dell’Isis

I sostenitori dell’Isis celebrano la strage, convinti che gli attacchi contro chiese e hotel dello Stato insulare rappresentino una vendetta per la carneficina del mese scorso in due moschee di Christchurch (Nuova Zelanda) in cui morirono 50 persone.

Le violenze più letali nella storia dello Sri Lanka

Questi attentati sono le violenze più letali nello Sri Lanka dalla fine della ventennale guerra civile nel 2009. Il premier ha chiesto un’indagine sulle apparenti carenze nell’intelligence. Il governo aveva ricevuto informazioni su possibili attacchi, ma sembra che i ministri non siano stati avvisati.

La Farnesina, da subito al lavoro per verifiche, ha indicato anche un numero di telefono a cui rivolgersi per eventuali segnalazioni: 00390636225.

La lotta al “terrorismo islamico radicale” che ha colpito lo Sri Lanka “e’ anche quella dell’America”: lo ha dichiarato il segretario di stato Mike Pompeo in una conferenza stampa. “Il terrorismo islamico radicale resta una minaccia, dobbiamo restare attivi e vigili”.

Il gruppo  jihadista locale

C’è un gruppo jihadista locale aiutato da una rete internazionale dietro i sanguinari attacchi di ieri in Sri Lanka. Lo annuncia il governo precisando che si tratta del National Thowheed Jamath. Il governo, secondo quanto riportato dai media locali, ha anche ammesso grosse falle nella sua intelligence. Il sottosegretario al governo Rajitha Senaratne ha detto di non ritenere che “gli attacchi possano essere stati portati avanti solo da un gruppo di questo paese. C’è una rete internazionale senza la quale questi attacchi non sarebbero riusciti”.

40 le persone arrestate

Intanto proseguono le indagini ed è salito a 40 il numero delle persone arrestate nello Sri Lanka perché sospettate di essere vicine ai gruppi jihadisti locali considerati responsabili degli attacchi esplosivi. Tra gli arresti anche anche l’autista di un furgone che sarebbe stato usato dai kamikaze e il proprietario di una casa dove alcuni di loro vivevano.

Secondo Reuters, un cittadino siriano sarebbe tra le persone fermate. Gli investigatori stanno cercando indizi sul fatto che i gruppi islamisti locali abbiano ricevuto “sostegno internazionale” perché si ritiene improbabile per “piccole organizzazioni” effettuare attentati suicidi così coordinati. L’ufficio del presidente Maithripala Sirisena ha detto che c’era stato un allarme all’intelligence che “i gruppi terroristici internazionali” erano “dietro i terroristi locali”.

Il racconto di due viaggiatori italiani

“La loro ospitalità è straordinaria, ci stanno dando passaggi gratis, accompagnando ovunque. Ci aiutano davvero molto, anche a non avere paura”. Federico Beffa, 38enne di Calvisano ma residente a Parma da anni, è partito sabato scorso alla volta dello Sri Lanka insieme alla sua compagna Giusi Bortone per una tranquilla vacanza di Pasqua. Si è ritrovato invece all’aeroporto di Colombo alle 10 del mattino, quando le bombe erano da poco esplose devastando chiese, alberghi e uccidendo più di 290 persone.

“Siamo rimasti scioccati” racconta a Repubblica al telefono mentre è rinchiuso, per rispettare il coprifuoco, in un piccolo B&B cingalese. “Uscendo dall’aeroporto abbiamo iniziato a vedere il caos e a preoccuparci. Siamo subito andati in albergo a dormire e quando ci siamo rialzati erano scoppiate altre bombe. In più c’era il coprifuoco fino alle sei e dovevamo per forza rimanere in hotel, bloccati. Una situazione difficile ma necessaria. Un amico cingalese e il proprietario dell’hotel ci hanno detto che uscire da Colombo forse era la soluzione migliore. Oggi finalmente ci siamo riusciti, siamo arrivati a Dambulla”.