Era il 6 ottobre 2002 quando Salvatore Lausi venne ucciso a Napoli da alcuni elementi del clan Mazzarella, perché si sarebbe reso responsabile di un ammanco di 100 milioni di lire dalle casse della cosca, oltre ad essersi avvicinato al gruppo dei Misso. Oggi dopo 20 anni dall’accaduto arriva una svolta nelle indagini. Questa mattina 6 marzo, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nelle carceri di Secondigliano, Parma e Siracusa.
Una decisione presa dal gip, su richiesta della Dda partenopea nei confronti di tre indagati: V. M. (73 anni, ritenuto mandante e organizzatore) M. M. (45 anni, ritenuto il mandante) e S. B. (39 anni, ritenuto l’esecutore materiale in concorso con i già defunti Ciro Giovanni Spirito e Vincenzo De Bernardo). Tutti e tre sono affiliati clan camorristico Mazzarella. Dopo diverse indagini e attività di intercettazione studiate ad hoc, le autorità competenti sono riuscite a ricostruire l’intera vicenda.
Lausi sarebbe stato ucciso per la vicinanza a Giuseppe Misso
Lausi all’epoca si occupava della riscossione delle estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità. Sarebbe stato ucciso perché ritenuto responsabile di un “buco” nella cassa comune e per la vicinanza a Giuseppe Misso, capo dell’omonimo gruppo di camorra del rione Sanità. Infine, Luise si era impossessato dell’orologio di valore di un altro affiliato.