US Open: tutti gli italiani eliminati. I quattro volti del nostro tennis.

Al termine del secondo turno degli US Open il tennis maschile italiano ha già fatto armi e bagagli e preso la via per tornare a casa. Ognuno degli eroi del nostro tennis ha in maniera diversa perso le loro partite. A pochi giorni dalla Coppa Davis è opportuno fare il punto sul rendimento dei nostri eroi nell’ultimo slam della stagione.

SIMONE BOLELLI. Partiamo dal rinato Bolelli. Simone è tornato ad altissimo livello, quello che gli compete. Dopo un lungo infortunio e l’inevitabile crollo in classifica. A inizio stagione era numero 320 e, al momento in cui scriviamo, milita al numero 85. Un salto notevole partito dal Challenge di Vercelli e culminato con i tre turni passati a Wimbledon. A New York, Simone ha mostrato il lato migliore del suo tennis. Al primo turno ha affrontato Vasek Pospisil e lo ha battuto in 5 set: una grande impresa. Nonostante i cinque anni di differenza, Bolelli ha retto la differenza e sfruttato la maggiore esperienza. Al secondo turno, Simone incontra un veterano del circuito: il classe 1982, Tommy Robredo. I due si erano incontrati in due precedenti occasioni con l’azzurro vincitore in entrambi i casi. Tuttavia, stiamo parlando di due match risalenti al 2007 e al 2010. Il torinese però sa come affrontare lo spagnolo. Bolelli prende d’assalto Robredo, non gli lascia scampo per due set e ¾ del terzo. Si arriva al momento decisivo. 5-4 e servizio Bolelli. Sul match-point, il mai troppo corretto pubblico americano chiama una palla fuori e Simone si ferma, perdendo così il punto. Maria, l’arbrtiro di certo non tifoso del tricolore (per info chiedere a Fognini), chiama il supervisor e, alla fine della fiera, dal momento che Bolelli si è fermato senza un motivo, ha perso il punto e, quindi, il set. A livello psicologico è un colpo da KO. E il tennis è uno sport mentale prima ancora che fisico. La partita prende la strada di Hostalric, piccola località della Catalogna, che ha dato i natali a Robredo. L’eliminazione di Bolelli non è grave, anzi tutt’altro. Il suo 2014 è stato l’anno della rinascita, del ritorno al livello che il suo gioco e il suo fisico meritano. Ha mostrato una forza e una tenacia eccezionali. Ben Tornato, Simone!

ANDREAS SEPPI. Una certezza Andreas. Certo, non avrà l’estro di Fognini, non sarà mai creativo come Bolelli, ma Seppi c’è sempre. Ok questa volta ha dovuto affrontare l’uragano Kyrgios che fino a prova contraria ha schiantato Nadal. La sua sconfitta di oggi non mina la buona carriera di Seppi. Il suo tennis, del resto, non offre grande spettacolo. Il limite dell’altoatesino sta nel non avere un colpo migliore. Seppi ha un tennis equilibrato, privo di attacco e di solida difesa. Niente più di questo. Finché incontra tennista come lui, può sempre vincere; ma se incontra un tennista offensivo e che “fa la partita” per Andreas la partita diventa un incubo da cui puoi svegliarsi ma in cui spesso rimane fino al fatidico game, set and match. Esempio perfetto di questa casistica è il match di primo turno con Stakhovsky. Non ci stancheremo mai di ricordare che questo emule di McEnroe ha come career high la vittoria su Federer a Wimbledon giocando un match perfetto, fatto di servizio volé e chip-n-charge: una coperta corta nel tennis contemporaneo. Contro Seppi, Sergyi ha trovato il muro difensivo che il nostro eroe sa ergere e se n’è tornato a casa sconfitto in tre set. Contro l’australiano, la storia è stata diversa. Pur essendo un ragazzino, classe 1995, Nick è ingiocabile per molti tennisti. Il suo servizio è un colpo pressoché perfetto e il suo gioco va molto oltre la sua età. 93% di punti con la prima di servizio che, tradotto, vuol dire che ha perso un solo punto nel primo set vinto 6-4. Uno così non è arginabile e, per sfortuna di Andreas, il secondo set è andato tie-break. Il tie-break contro un bombardiere così è molto simile a un incubo. Kirgyos scappa via 5-1 e chiude il secondo set. 7-4 il risultato finale. Nick chiude il terzo e vince il set. La sconfitta di Andreas per quanto subita da uno con 10 di meno non è così grave.

- Advertisement -

PAOLO LORENZI. Il tennista di Siena che nella vita studia medicina ha avuto per una volta nella vita un po’ di fortuna al primo turno. Paolo Lorenzi trova al primo turno un giovanissimo giapponese, coetaneo di Kyrgios, ma suo malgrado, non così forte: Nishyoka. Il ragazzino dura poco più di due set, peraltro persi malamente, e abbandona. Paolo festeggia e passa il turno per la prima volta in un torneo slam. Al secondo turno, però, l’avversario è di ben altro spessore e livello. Richard Gasquet è uno dei tennisti più forti e talentuosi del circuito. Il francese è di certo uno dei più belli da vedere, con uno dei rovesci a una mano più belli ed efficaci. Lorenzi, però, è un combattente e un lottatore vero. Nel 2011, a Roma, Paolo incontrò al primo turno Nadal. Il toscano addirittura strappò il primo set al maiorchino sulla terra e giocò alla pari con lui nel secondo set, sfortunatamente perso per 6-4; l’esito del terzo set fu molto netto (6-0) ma figlio della scarsa resistenza dell’eroe azzurro. Nel match contro il talento francese, Lorenzi scende in campo con il giusto atteggiamento. Lotta alla pari con Richard e trascina il match sul 5-5. Poi la maggior abitudine di Gasquet a giocare a questi livelli ha prevalso e il set ha preso la via di Beziers, dove Gasquet nacque, e così il match, come nei precedenti tre incontri. Lorenzi ha lottato e giocato alla pari con un top ten, che è stato anche numero 7 e che, in tenera età, era uno dei profili migliori. Grande Paolo.

FABIO FOGNINI. E in cauda venenum, arriva il nostro numero 1, la croce e la delizia del nostro movimento tennistico. Finora, abbiamo raccontato di sconfitte dolorose ma positive: Bolelli era in vantaggio due set con Robredo, Lorenzi ha tenuto testa a Gasquet mostrando grande coraggio e Seppi ha retto per poco l’urto con Kyrgios. Ecco, coraggio, voglia di fare, tenacia tutti elementi che sono mancati a Fognini e che, ormai patologicamente, mancano a tutti i match che gioca. Golubev al primo turno era ben poca cosa. Forse il russo ha meno forza mentale ancora del nostro scanzonato eroe. Spesso, sembra che Fabio cerchi sempre una scusa, qualcosa che lo giustifichi dal non applicarsi a pieno nella partita, litiga con tutti e tutto, cercando di tenere lontano l’idea di dover lottare. Nel secondo match incontrava Mannarino, un talentino francese che dista ben 74 posizioni da Fognini. Di questo, però, il talento di Arma di Taggia non si cura e appiana subito le distanze giocando un match irritante, con quei modi distaccati come se fosse la prima partita dell’anno al campo contro uno sparring qualsiasi. Fabio non lotta come Lorenzi, che ha forse metà del talento del ligure; Fabio non cerca la regolarità come Seppi che non avrà mai i suoi lampi; Fabio non fa affidamento a schemi precisi come Bolelli che gli è pari come talento e infatti è risorto e tornato alla grande. Fognini è una testa di serie, anche molto alta, la numero 15 non è da poco, ma questo non gli crea nessuna ambizione. Guardarlo giocare farebbe irritare chiunque. La partita persa con Mannarino si inserisce nella sempre più lunga serie di figuracce che Fabio inanella. Non è il cemento di New York o la terra di Roma o chissà cosa. Con il suo gioco, il nostro numero 1 potrebbe vincere su ogni superficie perché il suo tennis sarebbe duttile e lo è quando ci mette un minimo di concentrazione. Ma, forse, concentrarsi costa fatica e Fogna non sembra pronto a sporcarsi le mani. Meglio mordersi il collo della polo. Su, Fabio. Anche Peter Pan è cresciuto.

- Advertisement -