I nostri istituiti penitenziari purtroppo tornano alle cronache per il tema dell’alto tasso, tra l’altro in continuo aumento, di suicidi dietro le sbarre. L’ultimo è questo avvenuto nel carcere di Vibo Valentia.
A togliersi la vita un detenuto di origini straniere che si è impiccato all’interno della cella che condivideva con un’altra persona.
Il personale del penitenziario si è reso conto dell’accaduto durante il consueto giro di ispezione. Alla vista dell’uomo appeso per il collo, è intervenuto entrando nella cella e sciogliendogli il cappio ma tutto inutile, era già morto.
Una scena analoga si è verificata solo tre giorni fa nel carcere di Viterbo. In questo caso, però, i secondini sono arrivati in tempo e hanno salvato la vita al detenuto. Mentre nella casa circondariale di Cagliari, un 32enne è riuscito a portare a buon fine la sua impiccagione in cella.
Il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante, e Francesco Ciccone, segretario regionale, hanno dichiarato che purtroppo il fenomeno del suicidio di detenuti ha assunto dimensioni enorme. Siamo arrivati alla soglia di un decesso di questo tipo ogni tre giorni, facendo una media nazionale tra i vari istituti penitenziari.
In molte occasioni la polizia penitenziaria riesce ad intervenire in tempo per evitare la tragedia: ogni anno si calcolano circa 1700 detenuti salvati dal loro tentativo di farla finita.
Giovanni Battista Durante e Francesco Ciccone hanno affermato che la maggior parte dei suicidi avviene nell’arco dei primi sei mesi di detenzione e che questo va preso come spunto per intervenire sul piano psicologico sin dall’ingresso del detenuto nell’istituto di pena.