Violenza al Parco Verde di Caivano, sotto indagine due giovani maggiorenni di 18 e 19 anni

Indagati dopo la violenza del Parco Verde di Caivano i due giovani maggiorenni. Omertà tra la gente del posto per paura di ritorsioni

Sono due i giovani indagati dalla procura di Napoli Nord per le presunte aggressioni avvenute nella città dell’hinterland napoletano del Parco Verde di Caivano ai danni di due bambine, di 10 e 12 anni. Nel corso dell’omelia, il parroco Don Patriciello ha dichiarato: “Nessuno può lavarsi le mani e dire: non ho responsabilità“. E invoca la presenza della premier in città, un invito raccolto da Meloni.

Le indagini non escludono che il gruppo di giovani aggressori abbia commesso ripetute violenze nei confronti delle due ragazzine di 10 e 12 anni nel corso di diversi mesi. I telefoni cellulari sono stati sequestrati e le analisi sui tabulati sono in corso. Gli investigatori sono altresì alla ricerca di possibili video raffiguranti le aggressioni.

- Advertisement -

Al momento, l’unico maggiorenne coinvolto per la violenza del Parco Verde di Caivano, un giovane di 19 anni, si trova in carcere, già detenuto per altre vicende. Dalle ricostruzioni, emerge che le ragazzine erano oggetto di percosse e minacce da parte dei giovani che facevano uso di violenza nel Parco Verde, una zona nota sia per essere tra i principali luoghi di spaccio in Italia in mano alla camorra, che per la terribile morte di una bambina di 6 anni violentata e gettata dall’ottavo piano di un palazzo.

Parco Verde di Caivano, tra violenze e omertà

Gli abitanti del Parco Verde di Caivano evitano di parlare con i giornalisti per evitare di esporsi, come successe per la vicenda della piccola Fortuna Loffredo. Dal dubbio su quanto accaduto fino alle insinuazioni pesanti sulle famiglie delle due povere bambine, fino alle critiche verso chi “non sa e non è in grado di proteggere i propri figli“, affermando che “merita ciò e altro ancora”. Questi pensieri si uniscono alla paura di possibili vendette o rappresaglie da parte della camorra.

- Advertisement -

I due influenti capi dello spaccio, padri dei giovani aggressori, hanno a loro disposizione decine e decine di affiliati pronti a qualsiasi cosa. Ecco perché le famiglie delle vittime vivono nel terrore, preoccupate per la loro sicurezza. Nel frattempo, non si ha ancora nessuna informazione dalla procura, in corso c’è l’analisi di dieci telefoni sequestrati da tre settimane, tramite i quali gli inquirenti sperano di ottenere una visione completa delle violenze.