9 novembre 1989, la caduta del muro di Berlino compie 31 anni

"Il muro era come una macchina del tempo" scrive Roberto Giardina

Da stasera la frontiera è aperta“, così annunciava il leader del partito comunista berlinese, Gunter Schabowsky il 9 novembre 1989. E si dava il via allo storico smantellamento del Muro di Berlino, simbolo della Guerra Fredda.

28 anni, una barriera lunga 155 kilometri che divideva a metà tutta Berlino. Berlino est, controllata dall’Unione Sovietica, Berlino Ovest, occupata da americani, inglesi e francesi. Intere famiglie divise, generazioni cresciute nell’impossibilità di visitare posti e vedere luoghi che si trovavano a un solo palmo dai loro occhi, proprio dietro l’angolo. Proprio dietro quel mostro di acciaio e cemento che aveva decretato la fine di Berlino come città unica.

La costruzione era iniziata nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Prima costituito solo da pali e filo spinato, negli anni successivi il muro era stato ampliato. Blocchi prefabbricati, il muro presidiato da posti di blocco e controlli. In mezzo, una striscia di terra nota come “Lingua della morte” presidiata da tiratori scelti.

Oltre 200 persone hanno perso la vita tentando di valicare il muro. In cinquemila circa riuscirono a varcare il confine, utilizzando dei tunnel.

Il muro rivive attraverso le parole di Roberto Giardina, scrittore, giornalista e testimone di quegli anni: “Il muro era come una macchina del tempo. Si passava Checkpoint Charlie e si piombava nel passato, negli anni Cinquanta. Meno luci, niente insegne, anche l’aria aveva un altro odore, impestata dalle Trabant, le vetturette in plastica simbolo dell’industria nella Ddr”.

Francesca Angelica Ereddia
Francesca Angelica Ereddia
Classe 1990, Laureata in Giurisprudenza, siciliana, una passione per la scrittura, la musica e l'arte. Per aspera ad astra, dicevano. Io, nel frattempo, continuo a guardare le stelle.