Al Museo della Scala: Rossini

Le opere, le particolarità e i meriti di un genio della musica dell'Ottocento...

“La musica è una sublime arte, perchè… si innalza al di là della natura comune in un mondo ideale”. Questo affermò Gioachino Rossini, a cui è dedicata la mostra “Rossini al Museo del Teatro alla Scala“, che rimarrà aperta presso il Museo del teatro fino al 30 settembre 2018.

Rossini, nato a Pesaro nel 1792 e morto a Parigi nel 1868, a 76 anni, viene considerato “il musicista non del sentimento ma dello scherzo…” .Tipiche della sua musica sono le note continuamente ripetute  a ritmo veloce, formando quasi degli “aforismi onomatopeici”. “Distintissima..,abilissima” definì la melodia di Rossini lo stesso Giacomo Leopardi.

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Egli  si distinse per aver attuato “la rinascita del Belcanto”. Cominciò dalle opere comiche, l’ultima incarnazione della tradizione buffa nata a Napoli, ma  da questa prima fase giovanile giunse alle opere più sentimentali. Tra le prime la più importante resta sempre il “Barbiere di Siviglia”, che ebbe origine dalla opera  letteraria di Beaumarchais, mentre già in Cenerentola si può riscontrare la evoluzione psicologica della protagonista, quasi una sorta di anticipo dei “drammi sentimentali di Bellini”.

Il più importante segno di sviluppo per la musica a lui posteriore fu donato dalle sue opere serie, come Otello, Mosè in Egitto, La Donna del Lago, Maometto II° e Semiramide. Le sue composizioni, talvolta tratte da opere di autori come Voltaire, Shakespeare, Walter Scott, rappresentano quella che si può chiamare una “riforma dell’opera italiana”.Dal 1816 al 1822 fu a Napoli, dove si affermò come drammaturgo e sposò la cantante spagnola Isabel Colbran, contralto di grande talento che contribuì al suo successo.  L’ultima sua opera, l’unica considerata “romantica”, fu Guglielmo Tell, tratto da un dramma di F.Schiller, che compose a Parigi, fondendo lo stile italiano a quello francese, in seguito alla quale interruppe la sua attività artistica, per stanchezza e, probabilmente,anche per una reazione di rifiuto alla realtà circostante.

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Diverse opere di Rossini furono cantate da Maria Callas, come la Semiramide e l’Armida, grazie alla sua vocalità. Proprio dagli anni ’60-’70 egli tornò ad avere un’epoca di grande successo, che fu chiamata la”Rossini Renaissance”, durante cui vennero riesumate due opere dimenticate, Semiramide e L’assedio di Corinto con la scenografia di Sanquirico, per proseguire con  Tancredi, Maometto II°, Le comte Ory, in francese, e la Gazza Ladra, rappresentata proprio l’anno scorso al Teatro alla Scala.

Rossini quindi risultò non solo un grande musicista, ma un “vero genio della musica”, che egli concepì, secondo la sua stessa definizione, come “un’arte sublime”. Anche se morì a Parigi, la sua salma venne traslata nella chiesa di S.Croce a Firenze, accanto ai maggiori “grandi ” italiani.

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Grazia Paganuzzi