Autovelox, boom di ricorsi dopo sentenza Corte Costituzionale: ecco come fare

L’autovelox, minaccia comune per gli automobilisti di tutta Italia, adesso non fa più paura. Nei giorni scorsi, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che “ogni strumento elettronico che si deteriora con il passare del tempo deve essere sottoposto a taratura”, in barba quindi all’ultima legge ordinaria che li riguarda che sostiene non necessario sottoporli a manutenzioni. Di qui, si sono aperti scenari finora inimmaginabili: da un lato vi sono le associazioni dei consumatori, letteralmente scatenate e sul piede di guerra, che hanno già minacciato ricorsi a gogò; dall’altro lato, le amministrazioni locali che spesso sopravvivono grazie agli autovelox ricavandone una bella fetta del loro bilancio (qualcosa come 800 milioni di euro nel 2013), ora tremano.

Ma entriamo più nel dettaglio, cercando di capire chi può presentare realmente ricorso. Le sentenze della Corte Costituzionale, com’è noto, hanno effetto retroattivo, ciò vuol dire che, almeno teoricamente, ogni multa è annullabile. Come spiega l’avvocato Antonio Tanzi, vicepresidente dell’Adusbef, che proprio sulla taratura aveva lanciato la sua battaglia nell’ormai lontano 2005: “Innanzitutto chi non ha ancora pagato, non è tenuto a farlo. Sul nostro sito sarà disponibile un modulo scaricabile che dovrà essere inviato all’autorità che ha emesso la multa chiedendo, sulla base della recente sentenza sugli autovelox, che la multa sia annullata in autotutela”.

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Più complesso invece il caso di chi ha già saldato la propria o le proprie contravvenzioni: “In teoria ogni multa degli ultimi 10 anni è annullabile – continua l’avvocato -, ma se è già stata pagata bisogna fare una causa civile davanti al giudice di pace per indebito arricchimento. I tempi di solito non sono rapidissimi, poi ci sono le marche da bollo da pagare e la parcella dell’avvocato… insomma, fatevi i vostri conti, non è detto che convenga. Discorso diverso per i punti decurtati. C’è chi potrebbe aver ricevuto un danno. In quel caso è possibile una causa davanti al giudice ordinario”.