Biagio Conte: Non lasciateci soli, abbiamo bisogno di aiuto per poter continuare ad aiutare

La Missione di Speranza e Carità fatica a pagare luce, acqua e gas. L’appello di Fratel Biagio alle istituzioni e agli enti locali.

Biagio Conte ha un modo tutto suo di chiedere aiuto: ringrazia. Prima ancora di ricevere, prima ancora di sapere se la sua richiesta cadrà nel vuoto. Ma le bollette sono lì e si accumulano, sui tavoli della Missione di Speranza e Carità.

Assistere 600 persone in totale gratuità e aiutarle a sopravvivere ogni giorno, costa. E parecchio. Costa sfamarli, dargli un letto in cui riposare, consentir loro di lavarsi, magari con l’acqua calda. E, per far questo, servono soldi. Sempre. Ogni giorno.

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Come nelle famiglie, così nelle comunità.

E, a Natale, forse è più facile chiedere, ma non è detto che sia altrettanto facile essere ascoltati.

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Così Fratel Biagio, come ama farsi chiamare, e le 10 comunità siciliane della Missione di Speranza e Carità “hanno tantissimo a cuore di augurare il dono del santo Natale a tutta la cittadinanza, a tutti i popoli, a tutte le Istituzioni, al Presidente della Repubblica, a tutte le autorità civili e religiose e ai non credenti. Ai sindaci, ai prefetti, alle scuole ai vari enti e associazioni, alla associazione sportive artistiche e culturali”.

Augura a tutti Buon Natale, Fratel Biagio. Ma chiede, anche: “Carissime autorità, non è corretto paralizzare il volontariato per lungaggini burocratiche, lasciarci soli noi che operiamo senza nessun interesse. Aiutateci, siamo in difficoltà a pagare i servizi luce, acqua e gas”.

Non è la prima volta che Biagio Conte tende la mano per chiedere aiuto e, molto spesso, lo ha fatto imponendosi un totale digiuno che lo ha provato e segnato fisicamente. Un atto estremo che serviva a scuotere le coscienze – e qualche spicciolo dai portafogli o dalle casse del denaro pubblico – che Fratel Biagio ha pagato – e sta pagando – a caro  prezzo.

E’ invecchiato, Biagio Conte e sembra portare 1000 anni sulle spalle. Colpa anche della chemio, certo, ma ancor di più dei giorni e delle notti passate a proteggere, a difendere, a sfamare, ogni derelitto che abbia incontrato lungo la propria strada. E di strada, Biagio Conte, ne ha fatta tanta. E’ invecchiato ovunque. Ma, se lo si guarda dritto negli occhi, lo sguardo è ancora quello invincibile di un ragazzo. Occhi disarmanti, che sembrano frugare dentro le viscere di chiunque abbia davanti. No, quegli occhi non sono invecchiati e sono ancora l’anima della Missione Speranza e Carità, 600 derelitti, abbandonati dal mondo, raccolti ed accuditi grazie ai volontari che, negli anni, hanno risposto al suo muto richiamo.

“Auguriamo il Santo Natale ai direttori delle carceri e al personale, anche alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e ai loro comandanti – continua la richiesta di aiuto del missionario –  Ai carissimi cappellani e a tutti volontari. Ma mi chiedo, e ne soffro fortemente nel mio cuore, perché tutta questa burocrazia e queste leggi condannano e penalizzano il povero, l’indigente e i più deboli”.

Già. Perché? Nella sua infinità umanità, Fratel Biagio, è uno che ha sempre preso posizioni scomode e le ha mantenute a suon di digiuni, proteste silenziose che urlavano nelle coscienze di chiunque gli passasse vicino e incrociasse, almeno per un momento, quel suo sguardo indomabile.

E’ un missionario laico, Fratel Biagio, una vera istituzione per Palermo e per la Sicilia. Ma, principalmente, è un uomo che ha consacrato la propria vita agli ultimi.

Lasciò, fin da giovanissimo, una vita agiata e, per un certo periodo, visse da eremita, isolandosi in preghiera tra le montagne dell’entroterra siciliano. Poi decise di recarsi in pellegrinaggio ad Assisi, percorrendo a piedi la strada che lo separava dalla città di San Francesco, senza nulla dire alla propria famiglia che, infatti, ne denunciò la scomparsa. Fu grazie alla trasmissione di Rai 3 “ Chi l’ha Visto “ che l’intero Paese conobbe, per la prima volta, il nome e il viso di Biagio Conte. Dalle telecamere disse, a chiunque lo stesse cercando, che la sua strada era segnata per seguire il cammino di Gesù.

Deciso ad andare in Africa come missionario, si accorse ben presto la sua Africa era proprio lì, nella città dover era nato e cresciuto e dove fondò la sua Missione Speranza e Carità, tra i senzatetto e gli ultimi.

“Non ho fatto mai il mio interesse, non ho mai tolto a nessuno in questi trent’anni di cammino e di operato, aiutando gli abbandonati della stazione, sotto i portici della città di Palermo e di altre città – ricorda Biagio Conte –  Ma ho sentito nel mio cuore domandarvi, senza volere in cambio alcuna ricompensa e abbiamo fatto sempre un servizio libero”.

E proprio mentre viveva alla stazione, in compagnia di prostitute, profughi, immigrati, barboni, tossici e tutto il  popolo di emarginati delle periferie palermitane, convinse l’allora arcivescovo di Palermo, cardinal Pappalardo, a dir messa per loro, tra i vagoni e le rotaie. “Da quella esperienza alla Stazione Centrale di Palermo, decisi di non tornare più a casa dei miei genitori, per condividere per sempre la mia vita con i fratelli ultimi, e iniziò così la Missione che sentii di chiamare Missione di Speranza e Carità”.

E’ ancora lì, la Missione di Speranza e Carità: ogni tanto rischia di chiudere per mancanza di soldi e di spazio. E Biagio Conte ricomincia a digiunare, ricomincia la sua protesta, senza mai alzare la voce se non per pregare. E per augurare, come ora, Buon Natale.