79 casi di suicidio in carcere solo nel 2022, con 11 mila detenuti in meno rispetto all’anno 2012, ma con 23 morti autoprovocate in più.
Dopo il quadro terrificante dipinto dal Garante delle persone private della libertà personale, pubblicato lo scorso 5 dicembre, arriva la lettera di denuncia di 300 detenuti nel carcere palermitano di Pagliarelli.
Dopo il rapporto del Garante, la denuncia di 300 detenuti nel carcere Pagliarelli
Solo acqua fredda, niente riscaldamento, un solo medico curante per una comunità di 1300 carcerati e nessuno specialista. Questo e altro nell’appello diffuso ad istituzioni e stampa per denunciare le condizioni di vita nell’istituto di pena: “Non è funzionale nelle grandi cose come nelle più piccole e banali della quotidianità”, si legge nella nota sottoscritta dai 300 firmatari. “Qui combattiamo il freddo in inverno e il caldo torrido in estate, essendo l’impianto di riscaldamento non funzionante e il vitto che ci viene distribuito è immangiabile”. E ancora: “Ci viene negato pure il diritto di mantenere l’igiene personale, le celle sono sprovviste di acqua calda e docce”.
La voce dei detenuti del carcere palermitano è sostenuta dagli attivisti di Antudo che, con uno striscione appeso nella notte, lanciano un grido di lotta per i diritti di quanti sono privati della libertà personale: “Se la civiltà di un paese si misura dalle condizioni delle sue carceri, l’Italia è un paese di merda! Amnistia!”.
“In tantissime carceri siciliane infatti è negato il diritto stesso alla vita, proprio perché le strutture fatiscenti e i servizi assenti non garantiscono bisogni primari ai detenuti e alle detenute – spiegano dall’organizzazione – Attualmente in Sicilia esiste soltanto un garante regionale dei diritti dei detenuti, che non può garantire ispezioni costanti in tutto il territorio”. E, infatti, i militanti di Antudo chiedono da tempo “che venga istituita la figura del garante comunale dei diritti dei detenuti, ma per quanto riguarda la città di Palermo, ancora nessuna risposta da parte delle istituzioni”.
Secondo quanto si legge nella nota, sottoscritta dai trecento reclusi, anche accedere alle cure mediche è un problema: esiste un solo medico di base per 1300 persone e mancano del tutto i medici specialisti.
“L’appello – conclude Antudo sul proprio sito web – è dunque quello di costruire un percorso di lotta che possa spingere le istituzioni dello Stato a prendere dei provvedimenti seri”.
La lettera di denuncia proveniente da Palermo, potrebbe aiutare la scarsa eco ottenuta dalla pubblicazione del rapporto, pubblicato lo scorso 5 dicembre, dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Uno studio che analizza la vita dei reclusi negli istituti penitenziari negli ultimi 10 anni “Cominciamo col dire che le persone che si sono suicidate in carcere sono state 79 nei primi undici mesi dell’anno 2022. Si tratta del dato più elevato degli ultimi dieci anni”, si legge nel rapporto.
Secondo lo studio, dei 79 suicidi del 2022 – 74 uomini e 5 donne – ben 33 erano persone con “fragilità personali o sociali, senza fissa dimora o con disagio psichico”. I primi giorni poi, sono i più a rischio: 1 caso su 5 accade nei primi 10 giorni di reclusione. In totale, nei 10 anni analizzati, le morti autoprovocate sono in tutto 583, un dato davvero allarmante. Ma l’incremento dell’ultimo anno è, oltremodo, spaventoso: a fronte di 11mila detenuti in meno, rispetto al 2012, si sono registrati 23 suicidi in più.
Dal governo arriva la presa di posizione del ministro della Giustizia Carlo Nordio che, fin da suo insediamento, ha dichiarato “Le carceri sono la mia priorità. La pena non deve essere espiata solo in cella”. Ma niente lascia intendere che ci sia la benché minima possibilità di andare incontro ad una amnistia o ad un indulto.