Chagall unico: al Museo della Permanente

Entrare dentro lo spirito e l'arte di un grande artista del '900.

Pittura, spettacolo, musica e tecnologia: tutto questo si può trovare e vivere nella mostra “Chagall: sogno di una notte di mezza estate” presso il Museo della Permanente a Milano, che resterà aperta fino al 4 febbraio 2018.

Prodotto dal Museo stesso e dal Gruppo Arthemisia, rappresenta veramente un sogno in cui ci si trova completamente immersi: è il sogno del mondo di Chagall, con tutto quello che ha voluto rappresentare nelle sue opere che scorrono lungo le pareti e ci attraversano quasi sensorialmente. Tutto appare come un’esperienza onirica,coinvolgendo però ogni arte: dal teatro alla poesia, dalla musica alla pittura. Non ci si trova davanti ad una mostra come le altre, ma all’interno di una “mostra-spettacolo”, in cui i dipinti sono stati sostituiti da delle “scenografie 3D”, a cui fa da sfondo una colonna sonora composta  su misura, con l’obiettivo di immergere il visitatore in un’esperienza plurisensoriale.

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Le sue stesse opere d’altronde sono tra le poche che arrivano direttamente al cuore per la loro profonda dolcezza, che rivela un amore senza tempo, l’amore vero, del cuore e dello spirito.

Dodici grandi sequenze  ripercorrono così, attraverso questa immersione completa  nelle sue opere, la vita dell’artista. Egli nacque a Vitebsk, paese che si ritrova spesso nei suoi quadri, come “In volo sopra Vitebsk”, dove sorvolando i tetti del paese natale, città della Bielorussia, abbraccia la donna amata, Bella.

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Un’altra sezione importante è dedicata alla guerra, che purtroppo fu per lui particolarmente drammatica,poichè a causa delle sue origini ebraiche dovette fuggire dalla Francia. Si passa poi alle fiabe  e alla Bibbia , illustrata mediante simboli, attraverso i dipinti che diventano delle vere e proprie opere da leggere: così è il quadro “La caduta dell’angelo”, realizzato  in tre tappe: negli anni 1923, 1943, e 1947. Egli creò anche delle stupende vetrate , come quelle della sinagoga dell Hassadah Medical Center a Gerusalemme e nella Cattedrale di Metz. Non usava solo la pittura, ma anche tecniche come il mosaico e il murale.

Più che mai in questa mostra si trova l’universo onirico in cui si viene immersi  a piene mani con la profondità che solo lui sapeva suscitare. La sua sofferenza per le sue origini ebraiche si ritrova spesso nel dipinto “L’ebreo errante”, dove si vede un vecchio dalla lunga barba, con un bastone e un sacco,chiara associazione alla necessità di trasmigrare, fatto che accadde nel 1941, quando Parigi fu invasa dai nazisti. Nella capitale francese era giunto con Bella nel 1923, gli anni culturalmente più ricchi, grazie ad artisti come Matisse, Mirò, Picasso…In un’epoca tanto complessa, ricca di stimoli e cultura, ma anche di pesanti tragedie per l’umanità, fu uno dei pochi che riuscì a donare speranza attraverso la rappresentazione dell’amore più profondo, a tal punto da veder volare il proprio spirito con la propria amata, l’unico che può portare salvezza in un’umanità così martoriata.

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Grazia Paganuzzi