Pare che ieri il Ministro Salvini abbia ricevuto l’ennesimo avvertimento: una busta con una pallottola calibro 22 avvolta nella carta stagnola. È stata ritrovata al centro meccanografico di Poste Italiane di Sesto Fiorentino. Nel plico era scritto, con lettere ritagliate probabilmente da un giornale, al ”Ministro Duce Matteo Salvini”. Sotto, l’indirizzo: “Camera, Roma”.
Di solito, quando si dà un segnale d’avvertimento a qualcuno, è per consigliargli di non andare oltre, di smettere l’azione che ha intrapreso. In questo Governo di litigiosi, le uniche due proposte sono “Quota 100” per la Lega e il “Reddito di cittadinanza” per i Cinque Stelle. Non è certamente credibile che chi vede nel Ministro degli Interni un Mussolini “in pectore”, gli abbia mandato un proiettile per impedirgli che mandi qualcuno in pensione prima del previsto. La ragione è la politica sull’immigrazione e quel citare il “Duce” testimonia chiaramente la provenienza ideologica del mittente.
I media e la strategia dell’odio
Ancora l’altro ieri, durante la trasmissione pre serale di Rete Quattro – Stasera Italia – l’economista Giuliano Cazzola interveniva più o meno così, rispondendo al Direttore di “Libero”, che sottolineava la crescita della Lega proprio grazie alla politica sull’immigrazione: «Nella Germania nazista, anche le leggi razziali avevano un grande consenso, come quelle di Salvini in Italia sull’immigrazione! Il popolo lo appoggia perché è confuso e non capisce!!» Sono espressioni che abbiamo già ascoltato centinaia di volte da Cazzola e tanti altri, addirittura con le stesse parole. A volte pare che i sostenitori più o meno dichiarati del Pd, imparino certe frasi a memoria come una sorta di filastrocca, che ripetono ovunque: “Attenzione che i fascisti sono alle porte e il nuovo Mussolini si chiama Matteo Salvini!” L’altro “cavallo di battaglia” della Sinistra italiana sta in quel “popolo confuso che non capisce”. Anche questa è una tesi indisponente e ripetitiva. Ora, abbiamo un proiettile, espressione metallica e mortale di una campagna d’opposizione violenta. Stesso metodo iniziato con Craxi, perfezionatosi con Berlusconi e giunto alla sua apoteosi con Salvini. Cosa diceva Che Guevara a proposito? «Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi». .
La politica sull’immigrazione è il “casus belli”?
I migranti, il loro salvataggio e accoglienza sono la giustificazione altamente nobile; ma diciamoci la verità: è mai fregato a qualcuno dei magrebini e degli africani? L’Occidente, ed ora la Cina, hanno sempre preso dal Continente Nero e mai restituito nulla. L’unica soluzione vera al problema l’ha citata Berlusconi: un piano Marshall per aiutare i Paesi africani, ma naturalmente questa proposta è caduta nel vuoto: è controproducente fare investimenti, costruire scuole, strade, ospedali, centrali elettriche… in modo non raro e occasionale (dietro congrui pagamenti, aggiungo). Poi non sottrai più legname, diamanti e petrolio per una collanina di vetri colorati!
Un altro personaggio odiato: Marco Biagi
Comunque, a proposito di personaggi odiati, vorrei ricordarvene un altro, che da vivo fu soggetto di pesanti minacce e da morto divenne martire dei “compagni che avevano sbagliato”: Marco Biagi. Modena gli ha dedicato una Fondazione, un Auditorium, ma tra il 1999 e il 2000, il professore di Diritto e Lavoro all’UNIMORE s’era dedicato all’elaborazione del “Patto per Milano”, prima, e poi, divenuto consulente di Roberto Maroni nel Governo Berlusconi, alla teorizzazione d’abolire l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e avviare un nuovo modello di “dialogo sociale” (proposto nel Libro Bianco), che sostituiva quello della concertazione con i sindacati. Apriti cielo! Si sono toccati due totem: l’articolo 18 e sindacati! Per i brigatisti, Marco Biagi fu colpevole d’ «aver avuto un ruolo attivo in una serie di indirizzi legislativi che […] avrebbero portato a nuove e più penalizzanti forme di precariato e sfruttamento dei lavoratori, congegnate in modo tale da distruggere l’identità operaia o lavoratrice e imbrigliare ogni tentativo di ribellione»
L’agguato mortale
La campagna di disprezzo contro di lui nelle fabbriche, nei centri sociali ecc… ecc.. fu quotidiana, sempre più violenta, finché a Bologna, il 19 marzo 2002, il professore rientrò a casa dopo una lezione all’università. Dalla stazione ferroviaria, con la sua bicicletta, percorse le vie del centro di Bologna verso via Valdonica, dove viveva con la moglie e i due figli. Ad aspettarlo davanti al portone di casa, però, c’erano due persone armate e pronte a ucciderlo. Sono da poco passate le otto di sera. Cinque dei sei colpi di pistola esplosi raggiunsero Marco Biagi, ferendolo a morte. Mentre i soccorsi e le forze dell’ordine si precipitarono sul posto, gli assassini si ritirano come pianificato, facendo perdere le loro tracce. Due giorni dopo, il 21 marzo, fu diffuso, via e-mail, un comunicato di rivendicazione: «Il giorno 19 marzo 2002 a Bologna, un nucleo armato della nostra Organizzazione, ha giustiziato Marco Biagi[…]», firmato: Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente.
Un richiamo alla serenità e al confronto democratico
Poi furono i discorsi, le commemorazioni, la cattura dei brigatisti, il processo, la riduzione della pena a Boccaccini, le fondazioni, gli auditori… Si può sicuramente contestare un uomo e le sue scelte politiche, è il sale della democrazia, ma sempre con gli strumenti propri al dibattito e nel rispetto. Dall’odio non nasce mai nulla di buono, perché il mondo è pieno di “persone confuse”, che non sono quel 38% d’italiani ai quali allude Cazzola. Gli Auditori e le Fondazioni dedichiamole ai nostri grandi personaggi della storia e non ai politici zittiti per sempre. Lasciamo anche in pace, se non stanno arrostendo all’inferno, i vari Mussolini, Bottai e compagnia cantante, che non sono paragonabili a nessuno degli attuali protagonisti. E per concludere, una svolta autoritaria in Italia non può assolutamente realizzarsi: abbiamo gli anticorpi e, soprattutto, non ci sarebbe permesso da coloro che governano il mondo.
Massimo Carpegna