Evasione fiscale: sconfitta con la carta di credito?

Il Governo giallo/rosso pensa ad incentivi per chi usa la carta di credito

Per non aumentare l’IVA come promesso (ma in compenso si sta pensando d’aumentare tasse e accise da altre parti…) il governo 5Stelle/Partito Democratico sta pensando d’intervenire sull’uso della moneta cartacea per favorire quella più tracciabile tramite carte di credito. Proponiamo una riflessione generale sul tema, partendo da un postulato: «L’onestà non esiste e, i pochi esempi di rettitudine, possono essere ascritti alle eccezioni». O almeno così pare, ascoltando i nostri politici.

Governo che cambia ma resta la lotta all’evasione

Da circa cinquant’anni, ogni governo mette al primo punto del programma la lotta all’evasione fiscale, snocciolando numeri da capogiro e, sostanzialmente, bollando gli italiani come ladri. Quando arriva la finanza a bussare, il presupposto è che hai rubato di sicuro: il loro compito è scoprire come e quanto.
All’annuncio di riforme e nuovi strumenti di controllo e di condanna, sbraitano i dipendenti pubblici, quelli che si vedono portare via la tassazione direttamente dalla busta paga: “Gli onesti siamo solo noi! Basta pagare per tutti!!”.
In parte è vero, ma l’onestà è una virtù che si sceglie autonomamente e non una costrizione alla quale non si può fuggire. Se sei obbligato ad essere onesto, non hai fatto una grande azione meritoria…

- Advertisement -

Chi sono i veri evasori? 

Il personale convincimento è che non è il semplice cittadino che crea questo buco nell’entrate; oggi è veramente difficile fuggire al fisco e ai suoi controlli incrociati. Per poterlo scavalcare senza danni, occorre avere delle possibilità e degli strumenti che non appartengono a quelle del fruttivendolo, dell’idraulico o del povero artigiano, colpevole di non essersi intruppato in una grande azienda.
Quelli che hanno queste possibilità e strumenti sono le banche, le multinazionali, i grandi complessi industriali, le società di e-commerce come Amazon, Ebay…
Ma costoro godono di speciali protezioni e nella storia d’Italia, l’unico che ha avuto i finanzieri in casa un giorno sì e l’altro pure, è stato Berlusconi con la Fininvest; ma non era per ragioni fiscali: si cercava la frode per screditare l’inaspettato e imprevedibile successo di Forza Italia e del suo fondatore.
Quelli veramente da mettere sotto il torchio, sono gli stessi soggetti che finanziano le campagne elettorali di Tizio e di Caio (di tutti, per non sbagliarsi…), sostengono economicamente i partiti, posseggono dei media. Ecco perché non conviene applicare nei loro confronti il motto di Socrate e ripreso da Ulpiano a cavallo del II e III secolo: “Lex, dura lex, sed lex”.
E poi, se questi si mettono a licenziare dei lavoratori, chi eleggeranno i disoccupati? L’arruffapopolo del momento?

Il pensiero di Luigi Einaudi

La valutazione di questi sviluppi consiglia di spremere sempre i soliti: gli stipendiati, in primis, e poi commercianti, artigiani e liberi professionisti. Non voglio affermare che tra loro non ci siano malandrini incalliti, ma resto dell’opinione che per tanti l’evasione sia l’unica arma rimasta per non morire.
A questo proposito, così scriveva Luigi Einaudi il 22 settembre del 1907 sul “Corriere della Sera”: «La frode fiscale non potrà essere davvero considerata alla stregua degli altri reati, finché le leggi tributarie rimarranno vessatorie e pesantissime. E finché le sottili arti della frode rimarranno l’unica arma di difesa del contribuente contro le esorbitanze del fisco».

- Advertisement -

Manca l’esempio di probità

Esiste, poi, un’altra voce che deve essere considerata: si chiama “esempio”. Il buon Maestro è colui sa essere esempio per i suoi discepoli che, a loro volta, lo imiteranno. Quali esempi abbiamo da coloro che sono sopra di noi? Certamente i personaggi come Luigi Einaudi, che in silenzio, senza far clamore pubblicitario salivano sul tram per andare a Palazzo Madama, non esistono più. Oggi abbiamo quelli che vanno in auto blu con scorta per fare la spesa all’IKEA e poi si offendono pure, se osi dire che, forse, non era il caso! Non puoi sfilare il denaro dal portafoglio degli italiani, dando l’impressione che una buona parte servirà per mantenere il “bengodi” del Palazzo e di quelli che ad esso sono collegati!

Il nero non circola sui conti correnti nazionali

Quindi, caro governo giallo/rosso “Forza Roma, forza lupi sono finiti i tempi cupi”, non rompete le scatole ai cittadini con l’obbligo d’usare le carte di credito (altro denaro per le banche, guarda un po’…) per scoprire gli evasori; come giustamente dice Feltri e altri, il denaro che mi sono onestamente guadagnato, lo spendo come mi pare e quello in nero di un certo ordine, non circola sui conti correnti italiani che si usano per pagare il ristorante! Lo sanno anche i bambini! E soprattutto, voi, che avete responsabilità di governo, date esempio di severità, di trasparenza. Lex, dura lex, sed lex. Magari qualche furfantello non avrà più scuse.

- Advertisement -

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.