Un finale tragico, per la vita di Deborah Samuel. Lapidaria e bruciata viva per un’ipotetica affermazione blasfema. Stando alle ricostruzioni avvenute nelle ore successive al brutale omicidio, la ragazza aveva pubblicato su Whatsapp un commento sul profeta Maometto, ritenuto altamente offensivo.
Un altro femminicidio, ancora una volta per cause incomprensibili. La colpa di Deborah Samuel, sarebbe da attribuire ad un semplice e breve messaggio, pubblicato su Whatsapp. Il contenuto, a detta degli investigatori, è stato ritenuto compromettente in quanto offensivo nei riguardi del profeta Maometto.
Poco dopo la pubblicazione del messaggio, la ragazza è stata portata in salvo dai funzionari della polizia di Sokoto. Però, gli studenti dell’istituto Shehu-Shagari, avevano già localizzato la giovane cristiana. I poliziotti l’avevano fatta nascondere, per salvarle la vita.
I compagni di studi, hanno deciso di prelevarla con la forza e toglierle la vita. I ragazzi, hanno scelto di applicare la Sharia, cioè la legge islamica: un complesso di regole di vita tramandate da Maometto, per la propria condotta morale.
Dopo averla rapita, accerchiata da una folla di ragazzi, Deborah è stata frustata, insultata e ferita in vari, atroci modi.
Infine, hanno coperto con pneumatici usati il corpo della vittima, poi hanno appircato il fuoco al grido “Allah Akbar”