“I due colpi sparati a Sarajevo contro l’Arciduca Ferdinando il 29 giugno 1914 non provocarono soltanto lo scoppio di una guerra che registrò dieci milioni di morti e ventun milioni tra feriti e dispersi, ma di fatto sancirono il crollo della civiltà europea…”
Domenica 8 febbraio è stata inaugurata la mostra “La Grande Guerra-Politica, Chiesa e Nazioni“che resterà aperta a Milano fino al 13 febbraio presso il Teatro Silvestrianum, in occasione del centenario dall’inizio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918). In particolare è stato presentato il libro con questo titolo, che ne ripercorre le tappe storiche viste attraverso questi tre punti di vista, con l‘intervento dello storico Giovanni Tassani,vincitore del XIV Premio Acqui e di don Guido Zacheni,docente di storia della chiesa.
Secondo le riflessioni emerse la Prima Guerra Mondiale provocò un profondo sconvolgimento nella vita di tutti i paesi del mondo.
L’unico modo per evitare quel terribile bagno di sangue-allora come oggi- sarebbe stata la via diplomatica, come compresero tre grandi uomini politici che divennero i padri fondatori dell’Unione Europea: Konrad Adenauer, sindaco di Colonia nel 1917, Robert Schumann, originario dell’Alsazia e della Lorena che in un primo tempo furono tedesche, poi divennero francesi, e De Gasperi, del Trentino austriaco conquistato dagli italiani nel conflitto. Per tutti e tre esisteva un’unica via:”la collaborazione, la solidarietà e l’unità fra i popoli e le Nazioni”: pare che nulla sia cambiato…Il volume presentato intende rivedere questi eventi alla luce del pensiero della chiesa e delle vicende italiane. Ne prevale un’analisi del momento storico razionale, che pone in rilievo le differenti idee e posizioni a confronto.
Tuttavia la Guerra esplose, e fu terribile, ma un episodio rimase indelebile nella memoria di chi visse quei tempi o potè conservare le lettere dei soldati che scrivevano dal fronte: fu la Tregua di Natale del 1914.
Già da settimane alcuni membri delle truppe tedesche e inglesi , di fronti opposti, avevano iniziato a fare amicizia, scambiandosi auguri e canzoni… Durante la vigilia di Natale e del giorno stesso moltissimi di loro uscirono dalle trincee per “incontrarsi nella terra di nessuno”, scambiandosi foto, cibo, oggetti a loro cari, esperienze. Arrivarono a seppellire insieme i loro caduti e ad organizzare una partita di calcio. Anche in molti altri periodi ci furono tregue spontanee e episodi di profonda amicizia e solidarietà, ma questo fu il più grande: ovviamente condannato dagli alti comandi, rimase l’unico: era il 1914, la notte di Natale…
Grazia Paganuzzi