Hikikomori, la malattia giapponese che invade il mondo

Hikikomori, ovvero i giovani reclusi volontariamente in casa, stanno aumentando velocemente in tutto il mondo.

Hikikomori è un termine giapponese (che letteralmente sta a significare isolarsi, mettersi in disparte) che viene usato per riferirsi a quei soggetti che volontariamente scelgono di isolarsi, rinunciando alla vita sociale e rinchiudendosi nella propria abitazione limitando a zero i rapporti interpersonali. Il numero di persone ai quali viene riconosciuta questa condizione è sempre più in crescita e da tempo è arrivato anche nel nostro paese.

Dove è nato il fenomeno

La diffusione di questo particolare fenomeno ha avuto inizio in Giappone a metà degli anni ottanta, si è poi verificato un ulteriore aumento negli anni novanta. Il numero esatto di Hikikomori non è attendibile in quanto la maggior parte delle persone o se ne vergogna oppure non è sufficientemente a conoscenza del fenomeno quindi non è in grado di denunciarlo come tale.

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Un ulteriore elemento che rende difficile l’identificazione dei casi è la cultura giapponese, infatti per i maschi è consuetudine andare via di casa ad una certa età, sarebbe strano il contrario, per le ragazze invece è usanza restare in casa dei genitori fino al matrimonio, per questo motivo non è semplice capire quando è una ragazza ad isolarsi, il numero di ragazze colpite infatti arriva solo al 10% del totale.

Strada Giapponese
Fotocredit: Totorama

Che cos’è lo Hikikomori

Lo Hikikomori è colui che volontariamente esclude se stesso dal contesto sociale in cui ha fino a quel momento vissuto, rinunciando ad amici, familiari, scuola o lavoro. Il termine fu coniato dallo psichiatra Tamaki Saito che si accorse per primo di un numero sempre crescente di adolescenti che mostravano sintomi di letargia, isolamento, incomunicabilità, depressione, costante paura di essere sporchi, manie di persecuzione e comportamenti ossessivo compulsivi.

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Lo stesso governo del Giappone ha riconosciuto in questo fenomeno un grave problema stilando una lista di criteri per identificare gli Hikikomori.

Di solito gli Hikikomori non lasciano la propria stanza, nemmeno per nutrirsi o lavarsi, preferiscono farsi lasciare il cibo davanti alla porta della camera dai propri genitori per poi consumare in solitudine il pasto. Il loro ciclo della giornata è completamente ribaltato: durante il giorno dormono mentre durante la notte svolgono tutte le attività solite della società giapponese.

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Diversamente da quanto si possa credere solamente il 10% degli Hikikomori navigano su Internet, la restante parte passa il proprio tempo dedicandosi ai manga o alla lettura. Tuttavia è stato dimostrato come l’utilizzo della rete riesca ad aiutare i soggetti colpiti ad instaurare rapporti sociali con altre persone, i quali sarebbero altrimenti impossibili dal momento che sono assolutamente rifiutati da questi individui.

Hikikomori
Fotocredit: Mar dei Sargassi

Il pericolo di questa condizione

In Giappone lo Hikikomori è ormai una realtà da diversi anni, la prima generazione di Hikikomori è quella che ha già raggiunto la soglia dei quaranta anni passandone almeno venti in totale isolamento. Nei soggetti colpiti sono stati evidenziati molti comportamenti violenti nei confronti dei genitori nonostante questi siano la loro unica fonte si sostentamento. La più grande preoccupazione è data dal loro reinserimento nella società quando questi avranno raggiunto un’età avanzata e i loro genitori saranno deceduti lasciandoli in balia del mondo esterno costretti a provvedere a loro stessi.

Hikikomori nel mondo e in Italia

Gli Hikikomori sono in perenne diffusione, ad oggi si identificano casi in Francia, Spagna, Italia, Bangladesh, Iran, Cina, Corea del sud, Argentina, India ,Taiwan, Thailandia e Hong Kong.

In Italia la presenza di Hikikomori cresce ad una velocità allarmante, il numero complessivo si aggira intorno ai 30.000 ragazzi colpiti. Nella sola zona metropolitana di Bologna risultano essere almeno 90 i ragazzi che si ritrovano in questa situazione, altri casi sono stati denunciati a Como, Rimini, Roma, Milano e molte altre città italiane. Per questo motivo l’istituzione Gian Franco Minguzzi a Bologna ha dato il via libera ad un ciclo di tre seminari per far aprire gli occhi su questa patologia che sta dilagando tra i giovani in modo che sia più facile riconoscere i soggetti a rischio e intervenire in tempo per impedire altri fenomeni di questo genere.

Stanza di un Hikikomori in Giappone
Fotocredit: Agi

 

 

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