Inchiesta Covid: chat acquisite dalla Procura di Bergamo

Uno scambio di messaggi tra l'assessore Gallera e i suoi interlocutori mette in risalto le difficoltà delle istituzioni nelle prime fasi dell'emergenza sanitaria.

Alcune chat acquisite dalla Procura di Bergamo nell’ambito dell’inchiesta Covid, che vede indagati Conte e Speranza, portano alla luce nuove rivelazioni.

Inchiesta Covid: cosa dicono le chat acquisite dalla Procura di Bergamo?

Le istituzioni non volevano seminare il panico. Durante le prime fasi dell’emergenza Covid era questa la priorità principale. Tra febbraio e marzo 2020, soprattutto nella Bergamasca, l’obiettivo era non diffondere il panico. È ciò che emerge dalle chat acquisite dalla Procura di Bergamo nell’ambito delle indagini dell’inchiesta Covid. Lo scambio tra Giulio Gallera e Maria Beatrice Stasi, direttrice generale dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, ci offre un esempio di quanto appena detto. Gallera si rivolge così alla Stasi: “Un bimbo di un anno in terapia intensiva? Dare questa notizia è devastante”. Gallera poi continua redarguendo la Stasi a non fornire un certo tipo di notizie in conferenza stampa: “Vi abbiamo detto allo sfinimento di non dare numeri”.

- Advertisement -

Le chat sulle mascherine

Dalle chat acquisite emerge la preoccupazione di Gallera sulla diffusione di notizie e del relativo impatto mediatico, ma non solo. Anche tutto il bailamme sulle mascherine ffp2 ed ffp3 entra nelle conversazioni. Luigi Cajazzo, direttore del Welfare, scrive a Gallera a questo proposito. Dalla conversazione emergerebbe come le mascherine chirurgiche vengano sdoganate nell’ambito ospedaliero per una questione di necessità, il tutto andando contro le indicazioni ministeriali.