L’Italia, il bel paese che conta 7.500 chilometri di costa, è attualmente minacciata dalle conseguenze dell’innalzamento delle acque marittime e dallo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi. Queste problematiche provocano ogni anno degli ingenti danni all’economia e alla società della nostra nazione. Diversi sono gli studi scientifici che hanno evidenziato quanto i cambiamenti climatici, in varie aree del globo, siano dovuti ai gas effetto serra.
290 milioni di dollari persi entro il 2100 per via dei cambiamenti climatici
Solo in Italia sarebbero circa 5.500 chilometri quadrati (per rendere meglio l’idea della grandezza basti pensare che corrisponderebbero a quattro volte in più di Roma) i territori che potrebbero essere inondati entro l’anno 2100. Secondo alcune ipotesi, Napoli diventerebbe una delle città europee che, a causa dell’innalzamento delle acque, avrebbe le maggiori perdite finanziarie di circa 290 milioni di dollari all’anno a partire dal 2030 fino al 2100.
La scomparsa della neve sulle Alpi
Il XXI secolo sarebbe ricordato agli annales storici, oltre alle problematiche socio-politiche, per il repentino scioglimento dei ghiacciai. Pertanto le moltitudini di neve presenti sulle Alpi e sui monti degli stati a noi vicini – quali Austria, Svizzera e Francia – scomparirebbero. Non in molti sanno che le Alpi forniscono annualmente oltre la metà dell’acqua al bacino del fiume Po. Ciò darebbe vita anche a gravissimi danni all’economia nazionale: i prodotti ”partoriti” dalle terre bagnate dal Po è pari al 40% del PIL italiano nonché al 37% dell’industria e al 35% dell’agricoltura.
Il surriscaldamento delle acque del Mediterraneo
Anche il mar Mediterraneo è coinvolto in queste tematiche ambientali in quanto grazie ad esso gira un’economia che frutta circa 450 miliardi di dollari annualmente. Coinvolte sono le attività marittime, economiche e turistiche ma anche il ‘prodotto ittico’ e non ultimo per importanza il turismo. Se il Mediterraneo aumenta la temperatura delle sue acque per via del global warming, la biodiversità di specie presenti scomparirebbe. L’anidride carbonica compenserebbe una percentuale pari a 11-43% sulle emissioni prodotte dalla rivoluzione industriale e tecnologica del nuovo millennio.
Cosa fare?
Se non si provvede immediatamente a diminuire le emissioni il nostro mare vedrà una grande ventata di calore di lunga durata ogni anno, alla fine del secolo gli ecosistemi marini e gli esseri umani dovranno fare i conti con tutto ciò. Le ondate di calore ‘anomalo’ durerebbero tre mesi in più con un intensità quattro volte maggiore e per 42 volte più gravi rispetto alle attuali.