La Blackout Challenge è solo l’ultima delle folli sfide che nascono e si diffondono sul web, sfide che spingono adolescenti di tutto il mondo al limite, sfidando corpo e mente e che in alcuni casi hanno esiti fatali.
Che cos’è la Blackout Challenge
La Blackout Challenge circola sul web da parecchi anni, ed è una folle sfida che ha come obiettivo quello di arrivare all’ipossia celebrale. Provocarsi uno svenimento privandosi dell’ossigeno, è questo l’obiettivo da raggiungere. La morte non è contemplata nella sfida, ma le conseguenze di uno svenimento possono essere altrettanto fatali, soprattutto se la sfida la si prova da soli. Svenendo si può infatti sbattere la testa, cadere e ferirsi e a volte i metodi per provocare lo svenimento possono sfuggire al controllo di chi lo pratica e portare ad un tragico epilogo.
Perchè gli adolescenti si addentrano in un terreno così pericoloso?
L’adolescenza è un periodo di passaggio, di cambiamenti, di addio all’età infantile per entrare in quella degli adulti. Tante sono le problematiche e i pensieri che passano per la mente di un adolescente, e uno dei più frequenti è certamente quello di sentirsi più forte e invincibile, agli occhi dei coetanei o del gruppo di amici a cui si appartiene. Questo desiderio spinge molti ragazzi a tentare di superare i propri limiti per essere “osannati” come eroi. Le sfide – o challenge come vengono chiamate sul web – sono un modo per dimostrare agli altri quanto è possibile andare “oltre” e allo stesso tempo attraverso video e foto, poter raggiungere un numero sempre più elevato di persone e diventare virali. La blackout challenge si iscrive in questo contesto, dettato dalla voglia di provare emozioni forti e sentirsi onnipotente agli occhi degli altri.
I risvolti fatali della Blackout Challenge
Purtroppo la Blackout Challenge non sempre si risolve con la ripresa dallo svenimento. Tanti i casi di suicidi non intenzionali in seguito all’esecuzione della sfida, soprattutto negli Stati Uniti. L’ultimo in ordine temporale è successo proprio in Italia a Milano dove il 14enne Igor Maj ha perso la vita in seguito proprio alla Blackout Challenge. Appassionato di montagna e di scalate, è stato ritrovato impiccato nella propria abitazione proprio con una corda da roccia lo scorso 6 settembre. Secondo le indagini eseguite dai carabinieri sul luogo del ritrovamento, si sarebbe trattato da sucidio. Ma nei giorni successivi alla morte del ragazzo, le indagine più approfondite hanno portato alla luce i retroscena di quella tragica morte. Il ragazzino avrebbe infatti guardato video inerenti la Blackout Challenge e cercato su google i metodi di esecuzione. In Italia non è purtroppo l’unico caso, un altro ragazzino nel febbraio del 2018 a Tivoli avrebbe tentato la sfida con dei cavi della playstation e anche in questo caso ha avuto un epilogo fatale.
Blackout Challenge: conoscere vuol dire prevenire
Se la Blackout Challenge è nota tra la maggior parte dei ragazzini, ad esserne all’oscuro è invece il mondo degli adulti. Se da una parte è di per sè difficile inoltrarsi nella mente di un adolescente, lo è ancora di più inoltrarsi nel mondo del web e scavare tra i risvolti più oscuri e impervi che la rete trattiene al suo interno. E’ fondamentale che ogni genitore si apra al dialogo con i propri figli e che insieme ad essi approfondisca argomenti e si informi costantemente su tutto quello che può toccare l’attenzione di un adolescente. E una volta fatto, analizzare con fermezza le regole folli di queste challenge, facendo capire quanto possa essere pericoloso e sciocco. Se un adolescente vuole superare i propri limiti, bisognerebbe indirizzarlo verso obiettivi sani come praticare uno sport, partecipare a competizioni sane, così da raggiungere tappe e crescere ad ogni meta superata. E indirizzare le loro energie verso obiettivi intelligenti piuttosto che verso giochi che possono portare alla morte.