La rivoluzione di Giotto a Pal. Reale.

Giotto, il rivoluzionario, così lo si potrebbe chiamare: colui che abbandonando l’arte bizantina, riscoprì i modelli tipici della antichità classica. Il suo stile era personalissimo, inimitabile. Ogni sua pala d’altare o affresco è tuttora inconfondibile: così lo si può ammirare nella mostra “Giotto, l’Italia” fino al 10 gennaio 2016 a Milano, presso Pal. Reale.

In tredici suoi capolavori si può rivivere il suo percorso artistico, che rivoluzionò l’arte dell’Occidente , così come Dante Alighieri rivoluzionò la lingua italiana. Grazie a lui, in particolare alla caratterizzazione della sue fisionomie e alla sua spazialità, si deve l’inizio dell’arte moderna.

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A Milano Giotto giunse dopo aver attraversato numerose città italiane, per lavorare alla corte di Azzone Visconti: su sua commissione  affrescò una parte di palazzo Ducale. Di lui, imperdibile rimane il frammento di “Crocifissione“, ritrovato nel 1929 nel Campanile di S.Gottardo in corte, così come il suo influsso negli artisti  che lo seguirono dalla metà circa del Trecento, realizzando opere presso l’Abbazia di Chiaravalle, quella di Viboldone ed altri luoghi del milanese. Per Azzone Visconti egli realizzò due cicli di dipinti murali, purtroppo andati perduti.

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Delle tredici opere su tavola, nessuna prima d’ora era stata esposta a Milano: solo in questa occasione sono state riunite per la prima volta in un’unica esposizione. Nelle prime sale dedicate alle opere giovanili, si trova il frammento della Maestà della Vergine dal Borgo S.Lorenzo e la Madonna S.Giorgio alla Costa , che rappresentano il periodo in cui Giotto, giovane, lavorava nell’area tra Firenze e Assisi. Ammirevole è anche il nucleo della Badia Fiorentina, che comprende il polittico dell’Altar Maggiore, attorno a cui si trovano alcuni frammenti della decorazione pittorica…Di seguito si ha il mirabile polittico bifronte , realizzato per la Cattedrale fiorentina  di S.Reparata, che fu completato in quello detto Stefaneschi, dipinto proprio per l’altar maggiore di S.Pietro a Roma. Altrettanto importante è il frammento con le due teste di apostoli, proveniente pure da S.Pietro,sempre su commissione di Stefaneschi.

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La mostra è completata con i dipinti finali del suo itinerario artistico , il polittico Baroncelli , della Cappella omonimadella Basilica di S.Croce a Firenze, e il polittico di Bologna per la Corte Pontificia , che all’epoca risedeva ad Avignone.Per poter esporre tali opere sono stati determinanti i prestiti dei Musei Vaticani, oltre a quelli degli Uffici ed Istituti del Ministero de Beni e Attività Culturali .

Grazia Paganuzzi