Non avete mai fatto caso che, dopo un attentato, difficilmente sui quotidiani e nelle trasmissioni televisive d’approfondimento si legge o si ascolta il termine “terrorista musulmano” o “terrorismo islamico”? Non avete mai fatto caso che sui social, dove tutti siamo liberi d’informare, commentare e insultare, ci si limita a generiche disapprovazioni con grandissima prudenza nella scelta delle parole?
Una civiltà attenta alla sensibilità altrui?
La nostra “civiltà” è diventata così sensibile verso il prossimo, se questo prossimo è un magrebino o di origini arabe, che qualcuno vuole occultare i crocefissi sulle tombe, coprire quadri e statue con nudità e cose di questo genere. A questo punto mi domando perché non usiamo la stessa gentile attenzione verso gli indiani e, comunque, le persone di fede buddhista; sarebbe la volta che gli italiani si trasformerebbero in vegetariani, visto che per queste persone, fedeli a Siddhārtha Gautama, gli animali sono sacri ed entrare in un supermercato con vasche frigorifero ricolme dei loro corpi smembrati, di sicuro non li rende felici.
La vera ragione
La ragione di certe “sensibilità” per alcuni e “menefreghismo” per altri si spiega con una sola parola: paura. Imprecare su facebook contro il tagliagole, che in video ha decapitato un poveraccio con la sola colpa d’essere cristiano, pone in pericolo, si ha paura che qualche affiliato o simpatizzante di Al Kaeda ti legga e venga a cercarti per riservati la stessa premura, come avrebbe detto Fabrizio De Andrè.
Gli insulti a Jole Santelli
Ora, alcuni giorni fa è prematuramente e inaspettatamente scomparsa Jole Santelli, Presidente della regione Calabria ed elemento di spicco di Forza Italia.
Alcuni “buonisti” che vorrebbero abbracciare il mondo, ma sono incapaci di rispettare l’avversario politico e almeno tacere davanti al dolore della morte, si sono scatenati: “Una pezza di merda in meno“, “Non che sia una grossa perdita però” con faccina che sghignazza o il migliore di tutti “Una fascista mafiosa in meno“. Questi sono solo tre esempi dei tanti che potrei citare. Ma, a parte l’ignoranza di chi non sa neppure dove è radicata la mafia (in Calabria c’è l’’ndrangheta), mi colpisce il termine “fascista”.
Perché fascista mafiosa?
Va bene che per la parte più becera della sinistra (ma questa divisione ha radici storiche e profonde) chi ha un’appartenenza politica diversa è un fascista, con diverse gradazioni di nero, ma perché dire di una donna che non si conosce, che non ha fatto nulla di male ad alcuno e che è morta a 51 anni per cancro, che è una fascista?
I leoni da tastiera
Perché è il termine più dispregiativo del proprio vocabolario e, soprattutto, i fascisti non ci sono più, non c’è nulla da temere, non si ha paura che una sera, mentre rientri a casa, trovi una squadra di camice nere ad attenderti. Casa Pound, che tra l’altro è riconosciuta dallo Stato e regolarmente si presenta alle elezioni, ha di meglio da fare. Quindi, puoi essere coraggioso, impavido, dimostrare ai tuoi followers quanto sei audace. Sei un leone. Ma un leone da tastiera, però.
L’unico elemento positivo
In tutta questa squallida storia di vigliacchi e ipocriti, che dovrebbero essere isolati e denunciati dai propri sodali che siano di destra o di sinistra, l’unico elemento positivo è proprio questo: per nostra fortuna non c’è più in giro la “Banda Sanità” o la “Banda Koch“.
Massimo Carpegna