L’Apollo 11 spegne le sue prime 50 candeline

Era il 20 luglio del 1969 quando per la prima volta l'uomo posava piede sulla luna

Era il 20 luglio del 1969 quando per la prima volta l’uomo posava piede sulla luna, e sono rimaste nella storia le parole di Neil Amstrong: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”.

La corsa alla conquista dello spazio

La corsa allo spazio – conosciuta anche con il termine prima era spaziale –  può essere considerata sia come un capitolo dell’esplorazione spaziale del ‘900 sia come una delle tante sfaccettature che assunse la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nel periodo compreso tra il 1957 e il 1975 le due superpotenze si sfidarono alla conquista dello spazio con il lancio di satelliti, missili, cercando di arrivare per primi sulla luna o su altri pianeti del sistema solare. Tutto questo con l’obiettivo di prevalere sull’altra potenza.

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La corsa allo spazio iniziò dopo il lancio del satellite sovietico “Sputnik 1” il 4 ottobre 1957. La corsa allo spazio divenne una parte importante della rivalità culturale, tecnologica e ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica durante la guerra fredda. La tecnologia spaziale divenne un’importante arena per questo conflitto a distanza, sia per le potenziali applicazioni militari sia per i benefici derivanti dalla propagandaideologica.

Stati Uniti e l’Unione Sovietica si chiusero in una guerra fredda costituita prevalentemente da operazioni di spionaggio e propaganda. L’esplorazione spaziale e la tecnologia dei satelliti artificiali confluirono in questa competizione su entrambi i fronti: l’equipaggiamento satellitare poteva spiare una nazione nemica mentre i successi spaziali potevano invece propagandare le capacità scientifiche acquisite e il potenziale militare. Analogamente alla corsa agli armamenti, i progressi spaziali vennero interpretati come un indicatore delle capacità economiche e tecnologiche, dimostrando la superiorità dell’ideologia appartenente ad una data nazione.

Lo sbarco sul suolo lunare

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Il 20 luglio 1969 Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins arrivarono sulla Luna. L’allunaggio del Lem, il modulo su cui si trovavano Armstrong e Aldrin, toccò il suolo alle 20.18 (UTC, tempo universale su cui vengono calcolati i fusi orari, in Italia erano le 22.18). Neil Armstrong scese sei ore dopo, toccando il suolo il 21 luglio alle 02.57 (le 4.57 in Italia), mentre Michael Collins rimase in orbita lunare, pilotando il modulo di comando a bordo del quale i tre astronauti ritornarono sulla terra. Armstrong trascorse due ore e mezza al di fuori della navicella, Aldrin poco meno. Insieme raccolsero 21,5 kg di rocce e materiale lunare che riportarono poi sulla Terra, per essere studiate e analizzate.

Armstrong e Aldrin piantarono insieme la bandiera degli Stati Uniti sul suolo lunare. Oltre alla bandiera posizionarono l’EASEP, che includeva un sismografo passivo (Passive Seismic Experiment Package) e un retroreflector (dispositivo composto da celle multi-specchio, orientato in modo da riflettere la luce di un laser puntato dalla Terra verso la Luna), usato per l’esperimento Lunar Laser Ranging. L’Apollo 11, quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA, era partito dal Kennedy Space Center, il 16 luglio e la missione si sarebbe conclusa il 24 luglio con l’ammaraggio del modulo di Comando nell’Oceano Pacifico.

La diretta dell’allunaggio

La prima passeggiata lunare fu trasmessa in diretta tv e fu il primo evento televisivo mondiale. Tra il 20 e il 21 luglio 1969 la Rai realizzò 25 ore di diretta dallo studio 3 di via Teulada, condotta da Tito Stagno, Andrea Barbato, Piero Forcella e, in collegamento da Houston, Ruggero Orlando. Aldo Falivena coordinava la regia. 900 milioni di persone in tutto il mondo erano davanti la televisione, per prendere parte ad un evento che cambiò per sempre la prospettiva dell’uomo sulla terra. 20 milioni erano italiani.

La Rai stimò che le fasi salienti della missione vennero seguite su 7 milioni di piccoli schermi. L’applauso collettivo che scaturì dalla discesa di Armstrong sul suolo lunare creò un metaforico  abbraccio globale, che strinse tutti per sempre come parte integrante della storia dell’umanità.

La teoria del Complotto

La teoria del complotto lunare  è l’ipotesi complottista secondo cui le missioni del programma Apollo non avrebbero realmente portato gli astronauti sulla Luna, e le prove degli allunaggi sarebbero state falsificate dalla NASA, con la collaborazione del governo degli Stati Uniti, in competizione con l’URSS per la “conquista dello spazio” nel contesto della guerra fredda. Secondo i teorici del complotto, infatti,  le immagini degli allunaggi sarebbero delle  riprese fatte in studio con l’ausilio di effetti speciali.

Esistono però diverse versioni che vengono accorpate nella “teoria del complotto lunare”. Secondo alcuni teorici del complotto la corsa verso la luna si iscrive nello scenario della Guerra Fredda. Le prime tappe di questa corsa erano state vinte infatti dall’Unione Sovietica che era riuscita a mandare in orbita il primo satellite artificiale, a fotografare l’altra faccia della Luna e a portare il primo uomo nello spazio. Gli americani avrebbero quindi inscenato la conquista della Luna per poter avere questo prestigioso successo.

Secondo altri l’allunaggio sarebbe stato inscenato per distrarre gli americani dalla guerra del Vietnam. Un’altra di queste sostiene che la NASA non riuscì a riprendersi velocemente dall’incidente dell’Apollo 1 e per non rischiare nuove perdite umane inscenò il falso allunaggio. I teorici del complotto si basano su presunte incongruenze presenti nelle fotografie e nei filmati delle missioni o citano alcune morti accidentali dei piloti coinvolti nelle missioni come dimostrazione di un ipotetico insabbiamento della vicenda.