Una giovane coppia vive la propria esistenza al riparo dal mondo e il mondo è fatto solo dalla loro persona: non ci sono contatti con l’esterno, perchè ognuno basta a sè stesso e basta all’altro, in un rapporto di fiducia reciproca crescente.
Saeko e Shun’ichi trascorrono così le loro giornate tra lunghe passeggiate, cene intime: Saeko che sta prevalentemente in casa da dove gestisce alcuni distributori automatici posti all’esterno dell’abitazione mente Shun’ichi esce ogni giorno per recarsi a lavoro.
Il loro amore è nato nei silenzi dei pianti serali quotidiani di Saeko, vicina di casa, inizialmente, di Shun’ichi, quando è solo un muro posto come confine tra loro vite: e all’improvviso quel muro crolla e le loro esistenze finalmente entrano in simbiosi, dentro al loro reciproco bastarsi, dentro a una armonia che sembra inattaccabile, infrangibile, fino al giorno in cui Saeko accetta di fare la madre surrogata del figlio di sua sorella, dandole in prestito l’utero e portando in grembo un bimbo che poi tornerà, in modo inesorabile, a chi lo ha generato.
E sarà qui che l’amore di Saeko e di Shun’ichi inizierà a franare, gradualmente, come uno splendido castello di sabbia che si infrange tra le dita, sotto il velo, fino ad allora impalpabile, della follia.