L’odissea del trasporto pubblico capitolino. Cosa ne pensate?

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Il trasporto pubblico capitolino ogni giorno di più si trasforma in una vera e propria lotta alla sopravvivenza. Un’odissea si, ma con scarse possibilità di giungere illesi alla meta.

Oggi, 4 agosto 2014, l’ennesimo sciopero del trasporto pubblico. Dalle 8:30 alle 12:30,dunque, autobus, tram, metropolitane e ferrovie in concessione hanno preso parte all’astensione del lavoro, indetta dall’Usb.

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Ora non vogliamo star qui a discutere della legittimità o meno della protesta, quanto piuttosto delle condizioni, in cui quotidianamente i cittadini romani sono costretti a viaggiare per raggiungere il posto di lavoro.

Dal 12 maggio è, infatti, partita quella che l’Amministrazione capitolina chiama razionalizzazione del trasporto di superficie e che chi si muove con i mezzi pubblici definisce, invece, l’ennesima manifestazione di caos e di incuria nei confronti di chi ha scelto di lasciare a casa la macchina, per motivi etici, economici, pratici o quant’altro si decida di fare, per raggiungere la propria destinazione.

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Così, a fronte di un abbonamento annuale e di un biglietto aumentati nel costo, ciò che viene offerto all’utenza è una diminuzione del numero di corse, ridotte di 17 linee nella sola prima fase, rimodulate ancora nella seconda, scattata il 9 giugno, e, infine, ritoccate nell’ultima – si spera – fase del 21 luglio.

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L’inferno del trasporto pubblico a Roma, con l’arrivo dell’estate, raggiunge poi l’apoteosi. Infatti, ignorando completamente il fenomeno per cui a seguito della crisi economica, a seguito del cambiamento di abitudini, a seguito della modifica dei tempi questa città a luglio e ad agosto non si svuota più come un tempo. Anzi, semmai, le presenze di persone che utilizzano i mezzi pubblici in estate aumentano, soprattutto per la presenza di turisti, pellegrini e persone, che da ogni parte del mondo vengono ancora qui a passare le loro vacanze.

Così quegli stessi autobus, tram, metropolitane che già di inverno sono imprendibili, a meno di non essere allenati al salto in lungo per lanciarsi all’interno di vetture stracolme o essere medaglia d’oro di lotta libera per conquistare uno spazio, in cui riuscire per lo meno a respirare, con l’arrivo dell’estate diventano assolutamente difficili da penetrare.

Tempi di attesa più lunghi del solito, dovuti alla riduzione delle corse, sovraccarico umano, presenza di borseggiatori, che ormai non si limitano più al vecchio asporto del portafoglio, ma sono passati a strappare cellulari di mano a viaggiatori sovra pensiero, che pensano di muoversi in una città civile e non nella giungla d’asfalto, rendono gli spostamenti un’esperienza davvero stressante.

Vittime, in genere, della frustrazione di tutti noi viaggiatori pubblici sono gli autisti, sui quali si riversano lamentele, improperi fino a vere e proprie aggressioni – come spesso la cronaca cittadina riporta – perché unica interfaccia umana, presente e concreta sulla quale convogliare l’ira verso un’istituzione latitante, quale l’Atac sempre più sembra essere.

E la situazione non sembra destinata a migliorare. Infatti è la stessa azienda dei trasporti che in una nota, diffusa mediante il suo sito istituzionale, dichiara che il problema della circolazione romana non può far altro che peggiorare, a causa delle difficoltà economiche in cui versa la città. Difficoltà che, per altro, vanno ad inficiare anche nei rapporti con i fornitori, stanchi, meglio esausti per i lunghi ritardi nei pagamenti delle fatture. Quindi difficile mantenere una buona manutenzione del parco auto.

Infine, se ancora il quadro prospettato non fosse abbastanza devastante, possiamo anche segnalare l’avvio dei lavori di manutenzione delle rotaie dei tram, che periodicamente (estate e dicembre per lo più sono i mesi maggiormente gettonati per questo tipo di attività) portano ad una sostituzione dei tram stessi con autobus. E qui il vero caos.

Innanzitutto perché la frequenza delle corse degli autobus è molto inferiore rispetto a quella del tram, che viaggiando su ferro by passa il traffico e gli ingorghi, e mantiene maggiormente aderenza agli orari stabiliti. Ma non è secondario anche l’aspetto della capienza: un autobus di certo non ha la stessa portata di viaggiatori di un tram, per cui a volte bisogna attendere che passino due tre vetture, per riuscire finalmente a salire su una, vuota di certo no, ma se non altro vivibile.

L’aria condizionata è un altro terno al lotto: a volte, prendi un autobus di notte e dentro c’è il gelo, perché l’aria è al massimo della sua potenza e se non hai qualcosa con cui coprirti rischi la polmonite. Spesso, invece, di giorno è spenta. Così inizia prima un flebile lamento nella vettura, poi qualche voce isolata alza i toni, finché il più intrepido si alza in piedi e strilla: “A sor maestro ma jela fai a accenne st’aria o se la dovemo portà da casa?“.

Ecco, l’ironia romana. Credo che sia il vero antidoto alla frustrazione continua di vivere nella città più bella del mondo, che stanno lentamente distruggendo davanti ai nostri occhi. I discorsi, mentre si viaggia in metropolitana o in autobus, sono sempre gli stessi: si stava meglio un tempo, sta città è invivibile,  allora fa bene chi non paga il biglietto…

Il trasporto pubblico è il nostro biglietto da visita per chi viene da turista a vedere Roma, non è solo uno dei tanto servizi – disservizi locali. Nella discussione del bilancio capitolino, la Giunta ha proposto di aumentare la tassa di soggiorno, quasi di raddoppiarla, per chi alloggia in strutture di lusso, ma a fronte di cosa?

La scelta di non utilizzare la macchina per muoversi in città è sicuramente una scelta etica, da premiare e non da castigare, obbligando il cittadino a diventare vittima di un sistema mal funzionante, all’interno del quale si sa solo a che ora si esce di casa, ma non quando si arriva sul posto di lavoro o in qualsiasi altra destinazione.

Chi viaggia usando il trasporto pubblico sa bene tutto ciò, ma fino a quando sarà possibile ancora tollerare?