“L’Ultimo Caravaggio…” alle Gallerie alla Scala

Espressività, naturalezza e umanità nell'arte dei seguaci di Caravaggio...

Caravaggio morì solo apparentemente sulla spiaggia di Napoli nel 1610, davanti alle navi con le sue opere in partenza: in realtà continuò a vivere attraverso l’arte dei suoi seguaci, i caravaggeschi: questo rivela la mostra “Caravaggio-eredi e nuovi maestri” presso le Gallerie alla Scala di Milano. La mostra, che è stata realizzata in collaborazione con i Musei di Strada Nuova di Genova, resterà aperta fino all’8 aprile 2018.

Sono inimitabili gli sguardi intensi, i gesti spontanei, la profonda umanità che trapelano dalle opere degli artisti caravaggeschi: è inconcepibile  pensare che una mano umana abbia dipinto l’espressione sorpresa della madre col bimbo in estasi davanti a dei dolcissimi angeli, dagli incarnati incorniciati di ricci biondi, che suonano il violino al di sopra di lei, lo sguardo triste e colmo di rammarrico del gentiluomo dal cappello nero a cavallo,  o quello acuto dell’uomo con la barba, il profilo caratteristico,  dal naso un po’ tronco, dell’arabo col turbante rosso…, mentre un Gesù, accanto ad un apostolo in atteggiamento di preghiera confidenziale, come se gli dicesse: “Maestro, ti prego, non dirmi che andrà a finire così…!”, chiude gli occhi con una consapevolezza muta della verità. Sull’altro lato, un altro apostolo, secondo i Vangeli, Giovanni, lo guarda con un affetto dolce e profondo, che come indica la sua mano, non poteva che venire dal cuore, nell'”Ultima Cena” del Procaccini…

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https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Ultima_cena_(bozzetto)_-_G.C._Procaccini.jpg

Briosa e dolce è la fanciulla dall’abito rosso e una camicia bianca, che guarda il suo bimbo che gioca…Tuttavia è il “Martirio di Sant’Orsola”, quello che rappresenta la mostra, raffigurante la fanciulla trafitta da una freccia, che ha già accettato il suo dolore, presa com’è nell’atteggiamento assorto, da qualcosa di ancora più grande, ovvero l’amore…Interessante è il raffronto con un’opera che rappresenta lo stesso episodio, con un differente sguardo che pare chiedere aiuto rivolto al cielo.

Con una giovane bellissima Mamma, dal profilo puro incoronato dai capelli ramati, col suo dolce Bimbo ricciuto, si può sintetizzare questa rassegna di alcune tra le maggiori opere protagoniste della rivoluzione portata da Caravaggio e proseguita dai suoi successori, attraverso cui l’arte e l’umanità hanno trovato una reale fusione, dove l’uomo ha ritrovato se stesso…

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Nonostante l’iter personale e artistico di Caravaggio  abbia attraversato prevalentemente Roma, Napoli e l’Italia Meridionale, egli passò anche da Milano e da Genova, anche se vi restò poco. Proprio  due grandi opere, il “Martirio di Sant’Orsola” e la tela di Bernardo Strozzi furono realizzate a Napoli e a Genova. Qui due fratelli Doria ne fecero tesoro.A loro, Marco Antonio e Giovan Carlo, si deve questa raccolta di opere caravaggesche, che portano firme come Battistello Caracciolo e Ribera, grazie a Marco Antonio, o di nuovi maestri di altra impostazione con cui sono stati  messi a confronto, come il grande Rubens e Van Dyck, amati da Giovan Carlo. Essi rappresentano l’evoluzione artistica di città come Napoli, Genova e Milano dall’epoca caravaggesca a quella anticipatrice del Barocco.

Grazia Paganuzzi