L’ultimo inganno prima che faccia notte: esordio pulp per l’autore bergamasco Stefano Belotti

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Lo svilimento dei sentimenti a favore del cinismo, la perdita del significato a favore del simbolo, l’impossibilità di provare compassione per l’altro, perché l’altro si è trasformato in una merce.

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C’è tutto questo ne “L’ultimo inganno prima che faccia notte” (WLM Edizioni), il primo romanzo pulp del giovane autore bergamasco Stefano Belotti, un oscuro viaggio nel mondo dei giovani degli anni ’90: orfani della figura del padre, abitano o frequentano Bergamo, Milano e Rimini, abbandonati nel Mondo del Consumo. Cinismo, ecco la prima parola che ci viene in mente.

I personaggi di questa storia ci fanno penetrare in un groviglio di relazioni che possiamo solo definire come gratuite. L’atteggiamento è incredibilmente distaccato, la droga, il sesso, i soldi, perfino il sangue diventano solo dei simboli. Nulla di vero. Ecco qual è lo spirito che aleggia in questa storia, la chiave per comprendere davvero ciò che stiamo leggendo: lo scambio simbolico.
I ragazzi che vivono tra queste pagine non utilizzano degli oggetti per le proprie relazioni, ma trasformano ogni cosa in un simbolo. Ne sono circondati, addirittura soffocati. Questa operazione fa sì che ogni accadimento sia solo sfondo, qualcosa senza un significato reale. Si ha così la sensazione di vivere in un presente continuo, senza passato o futuro, un’operazione che è allo stesso tempo televisiva e profonda insieme, un vuoto che risuona dell’eco di un immenso boato, quando ci accorgiamo che le date sono solo dei pretesti, il mondo che viene narrato è quello che vediamo intorno a noi anche ai giorni nostri. Ottimo esordio.