L’uovo di Colombo, anzi di Reagan

Cosa direbbe Berlusconi se incontrasse Putin per scongiurare una guerra in Ucraina? Riprenderebbe la proposta di Reagan a Gorbaciov del 1991?

Quando di fatto isoli una persona, la costringi a difendersi e poi la punisci per le sue azioni, è praticamente impossibile che questa si comporti in modo amichevole nei tuoi confronti. Lo stesso è per gli Stati. La sostanziale differenza tra i due casi è che nel primo si rischia una litigata anche molto vivace, al limite dello scontro fisico; nel secondo caso, si rischia la guerra, con morti e feriti anche tra i civili, case distrutte e una economia a pezzi.

La guerra nel DonBass

Ora, il mondo è con il fiato sospeso in attesa di conoscere come andrà a finire la disputa muscolare tra l’America di Biden, e alleati europei, e la Federazione Russa di Putin. Per il momento, con le due repubbliche del DonBass riconosciute dalla Russia e con l’invio di soldati e mezzi in quelle terre di confine, assistiamo ad una fase di studio, d’attesa della mossa successiva. Ma le con sequenze di questa mossa, qualunque essa sia, potrebbero essere catastrofiche.

- Advertisement -

Reagan, l’ultimo vero statista americano

Il presidente americano, Ronald Reagan, aveva compreso subito che per scongiurare definitivamente una guerra contro Mosca si doveva aiutare l’economia della nascente Federazione Russa e consentirle di entrare nella NATO. A quel tempo, la Cina non rappresentava ancora un pericolo, ma per tutti gli analisti lo sarebbe diventata presto, con il suo regime comunista e il miliardo di popolazione (oggi quasi un miliardo e mezzo). Il nuovo “nemico” sarebbe stato Pechino e non più Mosca. Ma i nostalgici della “guerra fredda” e la pochezza di tanti, troppi politici a decidere le sorti del mondo, hanno negli anni portato a questa situazione di vero e grave pericolo.

Berlusconi, il deus ex machina quando fa comodo

Sempre in questi giorni si assiste ad uno strano fenomeno: abbiamo seguito minuto per minuto l’elezione del nuovo Capo dello Stato – anzi vecchio, visto che si è rieletto Sergio Mattarella – ma fino a qualche giorno prima e tra i “papabili” c’era Silvio Berlusconi, considerato dal centro sinistra una persona non degna di rappresentare il Paese, divisivo e ormai destinato all’ospizio. Ora, in considerazione della sua forte e sincera amicizia con Vladimir Putin – e il terrore d’essere coinvolti in uno scontro armato per seguire il “cowboy sonnolento” Joe Biden – Berlusconi è tornato ad essere l’uomo che può risolvere l’attrito tra Mosca e Washington, come fece a Pratica di Mare.

- Advertisement -

Immaginare non costa nulla…

Anche se il buon Silvio decidesse di dimenticare le continue offese e, detta come va detta, distogliesse lo sguardo dalle sue nozze imminenti, è prevedibile che Putin non tornerebbe indietro sui suoi passi e allora ipotizziamo un’altra situazione, tanto non costa nulla, e chiediamoci: cosa farebbe Berlusconi se fosse presidente degli Stati Uniti e non di una italietta sinistrorsa, che ora gli chiede di telefonare a Putin?

La proposta inaspettata

Credo che nessuno potrebbe prevederlo, neppure i suoi più stretti collaboratori, ma si può immaginare che incontrerebbe il “nuovo Zar” senza tanti lacchè e militari di contorno: un colloquio da uomo a uomo, da amico ad amico. Gli direbbe che si adopererà per far riconoscere all’Onu le due repubbliche russofone del DonBass e greco ortodosse di religione e poi gli farebbe una proposta inaspettata: “Caro Vladimir, l’Ucraina e le due repubbliche entreranno nella NATO e le porte sono aperte, anzi spalancate, anche per la Federazione Russa. Abbiamo accolto l’Italia post fascista, la Germania post nazista e possiamo accogliere anche la Russia post comunista, perché il pericolo non sei tu, ma la Cina. Se vogliamo ostacolare la sua espansione economica e forse un giorno militare, dobbiamo unirci. La Russia ha radici europee nella cultura, nella storia e nella religione. Non devi temere nulla dalla nostra parte”.

- Advertisement -

Se fossero queste le parole, probabilmente già pronunciate all’orecchio di Gorbaciov nel 1991 da Ronald Reagan, sarebbe la fine del pericolo rappresentato dall’Ucraina e fine anche di qualsiasi pericolo futuro. Da un lato Stati Uniti, Europa e Russia e dall’altro la Cina con il suo miliardo e mezzo di abitanti: due giganti che non oserebbero sfidarsi e tutti gli altri in rispettoso silenzio.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.