Quando di fatto isoli una persona, la costringi a difendersi e poi la punisci per le sue azioni, è praticamente impossibile che questa si comporti in modo amichevole nei tuoi confronti. Lo stesso è per gli Stati. La sostanziale differenza tra i due casi è che nel primo si rischia una litigata anche molto vivace, al limite dello scontro fisico; nel secondo caso, si rischia la guerra, con morti e feriti anche tra i civili, case distrutte e una economia a pezzi.
La guerra nel DonBass
Ora, il mondo è con il fiato sospeso in attesa di conoscere come andrà a finire la disputa muscolare tra l’America di Biden, e alleati europei, e la Federazione Russa di Putin. Per il momento, con le due repubbliche del DonBass riconosciute dalla Russia e con l’invio di soldati e mezzi in quelle terre di confine, assistiamo ad una fase di studio, d’attesa della mossa successiva. Ma le con sequenze di questa mossa, qualunque essa sia, potrebbero essere catastrofiche.
Reagan, l’ultimo vero statista americano
Il presidente americano, Ronald Reagan, aveva compreso subito che per scongiurare definitivamente una guerra contro Mosca si doveva aiutare l’economia della nascente Federazione Russa e consentirle di entrare nella NATO. A quel tempo, la Cina non rappresentava ancora un pericolo, ma per tutti gli analisti lo sarebbe diventata presto, con il suo regime comunista e il miliardo di popolazione (oggi quasi un miliardo e mezzo). Il nuovo “nemico” sarebbe stato Pechino e non più Mosca. Ma i nostalgici della “guerra fredda” e la pochezza di tanti, troppi politici a decidere le sorti del mondo, hanno negli anni portato a questa situazione di vero e grave pericolo.
Berlusconi, il deus ex machina quando fa comodo
Sempre in questi giorni si assiste ad uno strano fenomeno: abbiamo seguito minuto per minuto l’elezione del nuovo Capo dello Stato – anzi vecchio, visto che si è rieletto Sergio Mattarella – ma fino a qualche giorno prima e tra i “papabili” c’era Silvio Berlusconi, considerato dal centro sinistra una persona non degna di rappresentare il Paese, divisivo e ormai destinato all’ospizio. Ora, in considerazione della sua forte e sincera amicizia con Vladimir Putin – e il terrore d’essere coinvolti in uno scontro armato per seguire il “cowboy sonnolento” Joe Biden – Berlusconi è tornato ad essere l’uomo che può risolvere l’attrito tra Mosca e Washington, come fece a Pratica di Mare.
Immaginare non costa nulla…
Anche se il buon Silvio decidesse di dimenticare le continue offese e, detta come va detta, distogliesse lo sguardo dalle sue nozze imminenti, è prevedibile che Putin non tornerebbe indietro sui suoi passi e allora ipotizziamo un’altra situazione, tanto non costa nulla, e chiediamoci: cosa farebbe Berlusconi se fosse presidente degli Stati Uniti e non di una italietta sinistrorsa, che ora gli chiede di telefonare a Putin?
La proposta inaspettata
Credo che nessuno potrebbe prevederlo, neppure i suoi più stretti collaboratori, ma si può immaginare che incontrerebbe il “nuovo Zar” senza tanti lacchè e militari di contorno: un colloquio da uomo a uomo, da amico ad amico. Gli direbbe che si adopererà per far riconoscere all’Onu le due repubbliche russofone del DonBass e greco ortodosse di religione e poi gli farebbe una proposta inaspettata: “Caro Vladimir, l’Ucraina e le due repubbliche entreranno nella NATO e le porte sono aperte, anzi spalancate, anche per la Federazione Russa. Abbiamo accolto l’Italia post fascista, la Germania post nazista e possiamo accogliere anche la Russia post comunista, perché il pericolo non sei tu, ma la Cina. Se vogliamo ostacolare la sua espansione economica e forse un giorno militare, dobbiamo unirci. La Russia ha radici europee nella cultura, nella storia e nella religione. Non devi temere nulla dalla nostra parte”.
Se fossero queste le parole, probabilmente già pronunciate all’orecchio di Gorbaciov nel 1991 da Ronald Reagan, sarebbe la fine del pericolo rappresentato dall’Ucraina e fine anche di qualsiasi pericolo futuro. Da un lato Stati Uniti, Europa e Russia e dall’altro la Cina con il suo miliardo e mezzo di abitanti: due giganti che non oserebbero sfidarsi e tutti gli altri in rispettoso silenzio.
Massimo Carpegna