Migrante ucciso dopo lo sbarco a Tripoli

Tripoli Migrante Sudanese ucciso ieri a sangue freddo con colpo di arma da fuoco appena dopo essere sbarcato, inutili i soccorsi

E’ accaduto ieri a Tripoli doveun migrante di origini Sudanesi è stato ucciso a sangue freddo con un colpo di arma da fuoco subito dopo essere sbarcato. La denuncia dell’accaduto proviene dall’Oim “L’organizzazione internazionale per le migrazioni” in quanto alcuni membri dello staff erano presenti sulla scena del crimine.

Come si sono svolti i fatti

I 103 migranti sono sbarcati ad Abusitta, secondo le testimonianze dei membri dell’Oim, hanno opposto immediatamente resistenza al trasferimento nei centri di detenzione. Un gruppo di soggetti armati ha aperto il fuoco subito dopo il tentativo di fuga di alcuni migranti. Il migrante sudanese, colpito allo stomaco con un colpo di arma da fuoco, è morto nonostante il tempestivo intervento del personale medico dell’Oim. Il sudanese che ha perso la vita era un componente di un gruppo di migranti appena riportati sulla terra ferma dalla guardia costiera libica. Si calcola che quest’ultima negli ultimi cinque giorni abbia soccorso e portato in salvo più di 500 migranti. Il portavoce dell’Organizzazione internazionale, Leonard Doyle,  ha dichiarato:” L’uso di armi da fuoco contro civili indifesi e non armati è inaccettabile sotto qualsiasi punto di vista”.

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L’Oic ritiene che la morte dell’uomo sia una sorta di promemoria delle gravi condizioni in cui si trovano i migranti accolti dalla guardia costiera libica. Situazione più che paradossale dato che quasi sempre i migranti sono costretti a sborsare cifre molto alte ai trafficanti per arrivare in Europa. Purtroppo la maggior parte dei migranti, una volta giunti a destinazione, sono condotti nei centri di detenzione dove regnano condizioni disumane. Nei prossimi giorni sicuramente ci saranno nuovi sbarchi nei porti del nostro Paese. Secondo i dati ONU infatti ci sarebbero circa 5000 migranti detenuti in Libia, più di 3000 ricompresi nell’area di conflitto.

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