Perché il centrodestra ha sostanzialmente perso città conquistabili?

Analisi del voto delle recenti Amministrative con la disintegrazione del Movimento 5 Stelle e la sostanziale vittoria del centro sinistra nelle città di Milano, Bologna e Napoli

A grandi linee, il voto si può dividere in tre tipologie: il voto d’opinione, di conoscenza diretta del/dei candidati e di conoscenza indiretta.

Il primo, quello d’opinione, è relativo a chi si riconosce in un partito, nella sua storia, nei suoi valori e quindi, in questo rapporto di fiducia, solitamente il cittadino vota il simbolo e ha un interesse minore per chi il partito ha scelto per rappresentarlo. Si fida di tutto l’apparato.

Il voto di conoscenza diretta, rilevante nelle piccole comunità e soprattutto nelle Amministrative, appartiene agli elettori che conoscono appunto direttamente il candidato sindaco e/o un elemento o più della sua squadra. In questo caso, può accadere che un elettore di centro sinistra, ad esempio, dia la preferenza ad un candidato di centro destra, se questo ha conquistato la sua fiducia nel tempo, gli riconosce onestà, capacità gestionale e statura morale. Lo considera sostanzialmente migliore di quello scelto dal suo partito di riferimento.

In ultimo, il voto per conoscenza indiretta è per coloro che apprezzano un candidato conosciuto socialmente, che nella vita ha dato prova della sua valenza, della qualità delle sue intuizioni e idee. L’esempio più eclatante è quello di Silvio Berlusconi, imprenditore di successo e conosciuto che nel 1994 scese in campo con un partito del tutto nuovo, Forza Italia, sbaragliando un partito storico e il suo massimo esponente, che apparteneva ai professionisti della politica: Achille Occhetto.

Naturalmente, esiste una sostanziale differenza tra voto amministrativo e voto politico, ma le macro tipologie sono sempre le tre sopra citate. In verità, ne esiste una quarta: il voto di protesta o di “ultima speranza” come lo definiscono alcuni. É questo il caso del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che nelle “Politiche” del 2018 raccolse un’ingente messa di voti, più del 32%, non per la statura dei propri candidati o per l’autorevole storia del movimento e i suoi valori. Molti votarono i pentastellati nella speranza che la loro giovanile energia, entusiasmo, ingenuità e onestà potessero dare uno scossone all’apparato dei partiti, la celebre “casta”, più interessata a proteggere e ampliare i propri interessi che quelli degli elettori.

Prova di ciò è che il dato attuale di queste elezioni amministrative ha sostanzialmente bocciato il Movimento 5 Stelle, il quale ha ammainato molte bandiere e si è dimostrato non molto diverso dalla “casta” che voleva combattere e annientare.

Altra testimonianza è il crollo dell’affluenza alle urne, che si può comprendere in un solo modo: chi ha sperato nell’ultima spiaggia chiamata “5 Stelle”, è rimasto a casa e a questi si è unito una parte degli elettori con una sensibilità più vicina al centro destra che non al centro sinistra. La ragione è quella che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non hanno saputo presentare un candidato credibile e vincente preferendo, in molti casi, la proposta di un “civico”.

Anche Silvio Berlusconi era un “civico”, ma conosciuto da milioni d’italiani, con un’azienda che testimoniava la valenza delle sue intuizioni, della sua capacità imprenditoriale. Senza nulla togliere all’impegno di Luca Bernardo e Fabio Battistini, ma i “civici” proposti dal centro destra a Milano e a Bologna, per citare un esempio, erano candidati che a livello locale erano diffusamente conosciuti e apprezzati?

Per Bologna, a lungo si era parlato del Senatore Andrea Cangini, già direttore del Resto del Carlino e QN Quotidiano Nazionale e persona moderata, stimato per il suo equilibrio e statura culturale e morale anche dagli elettori di centro con lo sguardo rivolto a sinistra. Perché questa scelta è stata accantonata? Battistini si é fermato al 29,64%, mentre il suo avversario, Lepore, ha vinto a mani basse raggiungendo il 61,90% senza aver dato prova in città, e in qualità di Assessore, di particolare valenza e prospettando particolari e innovativi progetti. Non c’è la controprova, ma l’opinione di molti sostenitori del centro destra è che con il Senatore la partita sarebbe stata tutta da giocare.


A Bologna, grande metropoli, ha prevalso il voto d’opinione e gli elettori del centro sinistra, si sa, sono molto più disciplinati di quelli del centro destra: vanno a votare secondo le indicazioni ricevute. A Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è venuto a mancare il sostegno di quei moderati che in gran parte non si sono recati alle urne per modesta fiducia nel candidato proposto e nelle sue soluzioni e capacità di governare una città senza avere esperienze pregresse.

In definitiva, litigi interni dovuti a miopi calcoli elettorali non hanno certo premiato il centro destra e ciò non è una questione di scelte che non sono avvenute in tempi brevi, come suggerisce Matteo Salvini a giustificare la batosta, ma di candidati. È convinzione dello scrivente che con le stesse proposte di sindaco, il centro destra avrebbe perso ugualmente anche se la campagna elettorale fosse partita in anticipo.

Le esperienza passate dovrebbero insegnare qualcosa e quindi si rende necessaria per il centro destra un diverso modo di scegliere i candidati, con maggiore democrazia interna e valutazioni obiettive.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.