Qatargate, Panzeri resta in carcere, ma si pente

Avrebbe firmato un accordo che prevede la confisca di beni per un milione di euro

Oggi c’è stata una nuova udienza a Bruxelles davanti alla Camera di Consiglio per il caso “Qatargate”. Pier Antonio Panzeri, accusato di presunta corruzione e riciclaggio di denaro, è comparso davanti alla Corte belga per valutare la sua scarcerazione. L’ex eurodeputato socialista avrebbe sottoscritto un accordo con la procura federale che prevede la “reclusione, una multa e la confisca di tutti i beni finora acquisiti, stimati in un milione di euro”.

Panzeri avrebbe dichiarato di avere versato a rate una somma tra €120 e €140 mila al collega Marc Tarabella, anch’egli coinvolto nell’indagine “Qatargate”. Inoltre, avrebbe invitato gli inquirenti a verificare la posizione dell’europarlamentare dem Andrea Cozzolino, anche se in questo caso non è stato ammesso alcun versamento di denaro.

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Tuttavia, nonostante le sue dichiarazioni, i giudici hanno stabilito che dovrà rimanere in carcere per almeno un altro mese. L’ex eurodeputato di Articolo 1, in carcere dal 9 dicembre 2022, avrebbe rinunciato alla scarcerazione per motivi personali. I giudici della Camera di Consiglio avevano previsto due mesi di detenzione, che scadranno il 14 febbraio p.v.

Ieri la Corte d’Appello di Brescia ha acconsentito all’estradizione in Belgio di Silvia, la figlia di Panzeri. Per la moglie Maria Colleoni era già stata autorizzata la consegna alle autorità belghe. Entrambe sono accusate di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Al momento si trovano agli arresti domiciliari in Italia.