Quando Agnelli jr licenziò Alex Del Piero

L’epoca dei Del Piero, dei Totti e dei Maldini è finita. Agnelli jr è solo l’agente del tempo. Del Piero è stato licenziato dal calcio moderno.

Come si fa a licenziare Alex Del Piero? Si può accompagnare alla porta una leggenda vivente? E’ giusto cacciare un campione del mondo che per amore della maglia scende nell’inferno della Serie B e poi riesce a riportare la sua squadra in paradiso? Come si fa a strappare il contratto di uno dei più grandi calciatori della storia del pallone? Queste sono domande retoriche, cioè domande a cui non si dà risposta poiché cadrebbe nell’ovvio o nello scontato. Sono domande retoriche per tutti tranne che per una persona: Andrea Agnelli. L’erede della famiglia più ricca e potente d’Italia è riuscito laddove nessuno, nemmeno il Mangiafuoco di Collodi, sarebbe mai arrivato: togliere Del Piero alla Juventus e ai suoi tifosi.

13 maggio 2012 – 13 maggio 2020: sono passati 8 anni esatti dall’ultima partita di Del Piero in bianconero. Nel calcio 8 anni sono un periodo molto lungo, ma nonostante ciò sembra essere successo appena ieri e chissà per quanto tempo ancora questa sensazione resisterà. (In realtà l’ultimissimo match disputato da Del Piero con la Juve è la finale di Coppa Italia persa contro il Napoli una settimana dopo, il 20 maggio 2012, ma nell’immaginario collettivo rimane principalmente l’addio a Torino nell’ultima giornata di campionato). Dopo poco più di un lustro costellato di insuccessi sportivi e non, la stagione 2011/12 rappresenta l’anno della rinascita della macchina juventina in seguito all’esplosione di Calciopoli. Lo scandalo del 2006 è lo spartiacque del calcio italiano: c’è una vita pre-Calciopoli e una vita post-Calciopoli. Abbattuto il T-Rex bianconero, parte la gara per succhiare l’eredità vacante. Uno scettro insostenibile però. Risultato: Moratti e Berlusconi giocano per un po’ senza avversari e dopo di che sono costretti a vendere Inter e Milan ai cinesi per non fallire. La Roma idem, venduta agli americani. Per la Nazionale italiana è uguale. Dopo l’incredibile trionfo del 2006, solo briciole. Così è la vita.

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La digressione su Calciopoli, noiosa ma necessaria, è terminata. Il campionato 2011/12 della Juventus è un racconto intenso ed emozionante: nasce il nuovo stadio, Antonio Conte irrompe come allenatore, la squadra risorge e Del Piero se ne va. L’avversario è il Milan, quando ancora era una grande squadra. Il capitano bianconero gioca e non gioca, soprattutto negli spezzoni finali delle partite. Fa pochi goal, ma tutti importanti. Segna a Roma, Atalanta, Inter e Lazio. Contro i biancocelesti, è lui a regalare la vittoria alla Juventus grazie a una delle sue classiche e geniali punizioni. Senza quel goal, lo scudetto sarebbe forse andato in mani diverse. E’ il DNA del fuoriclasse, non c’è niente da fare. Al termine di ogni match, i media rincorrono Del Piero per strappare qualche frase o dichiarazione. I tifosi seguono in televisione tutte le interviste post-partita con la speranza vana di sentirsi dire che la sua epopea a Torino non si fermerà al termine del campionato.

Per chi non conoscesse la storia di Alessandro Del Piero, ecco un breve riassunto: viene prelevato dal Padova e portato in bianconero agli inizi degli anni ’90 dalla triade. La Juve attraversa un lungo periodo di carestia e sono più o meno 10 anni che non vince nulla, giusto il Trofeo Intertoto, una specie di Coppa del Nonno ma senza caffè. Con lui la Juve torna ad alzare la Champion’s League, la Coppa Intercontinentale, a macinare Scudetti, finali europee e coppe varie. Fa una caterva di goal e assist (chiedere a David Trezeguet per conferma). Poi come detto, nel 2006 scoppia Calciopoli, ma il capitano bianconero non abbandona la nave come Schettino e scende giù negli inferi della Serie B da campione del mondo, nonostante potesse giocare in qualsiasi altra squadra d’Italia o d’Europa. Vince la classifica capocannonieri sia in B che in A (a riuscirci solo lui e Paolo Rossi nella storia italiana). Tornata in prima classe, però la società bianconera non riesce più a vincere e colleziona solo campionati mediocri, farciti di tantissime brutte figure. Ma alla fine torna il sereno: lo Scudetto n.30. E’ questo l’ultimo regalo di Del Piero alla Vecchia Signora.

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L’epoca dei Del Piero, dei Totti e dei Maldini è finita. Non c’è più spazio per le bandiere e i simboli. Agnelli jr altro non è che l’agente del tempo. Del Piero è stato licenziato dal calcio moderno. Uno sport che non è più sport ma solo intrattenimento.

Riccardo Chiossi