Roma: assassinato ultras laziale “Diabolik”, si ipotizza regolamento di conti

L'uomo è stato assassinato con un colpo alla nuca

Agguato al parco Acquedotti di Roma, dove Fabrizio Piscitelli ha perso la vita con un colpo di pistola in testa. L’uomo, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, era coinvolto in una vicenda di droga.

Risale alla giornata di ieri la notizia dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, ultras della Lazio conosciuto come Diabolik. L’omicidio si è compito in zona Tuscolano, precisamente al Parco Acquedotti, dove l’uomo è stato raggiunto da un proiettile sparato a distanza ravvicinata, che lo ha colpito ad altezza orecchio.

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Si suppone un omicidio pianificato

La segnalazione dell’omicidio è avvenuta intorno alle ore 19, ed una volante ha prontamente raggiunto il luogo del delitto. Sulla scena anche la scientifica, che ha subito svolto i primi accertamenti. Stando alle prime ricostruzioni, si tratterebbe di un omicidio pianificato, compiuto da un uomo spietato e freddo nella sua esecuzione. L’omicida si sarebbe confuso tra la gente nel parco e avrebbe sparato un solo e mortale colpo con una pistola calibro 7,65, agendo alle spalle di Piscitelli. L’ultras biancoceleste si trovava su una panchina con un altro uomo ad ora non identificato, che si sarebbe dileguato in seguito allo sparo.  Gli agenti capitanati da Luigi Silipo hanno raccolto le prime deposizioni dei presenti, alla ricerca di elementi utili ad identificare l’assassino nonché l’accompagnatore di Piscitelli.

Piscitelli aveva problemi di droga

L’ultras laziale aveva problemi di droga e guai con le forze dell’ordine. Era, infatti, finito in manette per questo motivo, arrestato nel 2013 al termine di un periodo di latitanza, con l’accusa di aver finanziato un traffico internazionale di stupefacenti. La guardia di finanza gli aveva poi confiscato beni per un totale di due milioni di euro. Inoltre, l’ultras era stato coinvolto in diverse vicende giudiziarie, come l’estorsione al presidente della Lazio Claudio Lotito, per il quale era stato condannato nel 2015 con l’accusa di tentata e reiterata estorsione aggravata. Il movente potrebbe essere un regolamento di conti.

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