A Cuba, l’isola caraibica dalle mille sfaccettature culturali, non è raro incontrare uomini e donne vestiti di bianco, con tuniche semplici, copricapi e collane di perline colorate. Non si tratta di un’usanza folcloristica, ma di uno dei segni più evidenti della Santería, la religione sincretica nata dall’incontro tra le tradizioni africane degli schiavi deportati e il cattolicesimo imposto dai colonizzatori spagnoli.
Il bianco, i riti quotidiani, la rasatura della testa, le preghiere e i divieti alimentari rappresentano il cuore di un percorso spirituale che unisce sacro e quotidiano. Questo articolo esplora in profondità la simbologia e le regole della Santería, offrendo una panoramica completa su una delle religioni più affascinanti e misteriose dei Caraibi.
Le origini della Santería a Cuba
La Santería, chiamata anche Regla de Ocha, nasce dal patrimonio religioso degli Yoruba, un popolo dell’Africa occidentale (soprattutto Nigeria e Benin). Con la tratta degli schiavi, milioni di africani furono portati nelle Americhe. Per sopravvivere, portarono con sé le loro credenze, adattandole al nuovo contesto.
Gli Orisha, divinità africane, furono associati ai santi cattolici, dando vita a un sincretismo unico. Ad esempio: Changó, dio del fuoco e della giustizia, fu associato a Santa Barbara; Yemayá, madre delle acque, alla Vergine Maria; Babalú Ayé, signore delle malattie, a San Lazzaro. Questo adattamento permise alla fede africana di sopravvivere, trasformandosi in una religione oggi profondamente radicata nella cultura cubana.
Il significato del bianco nella Santería
Il bianco non è solo un colore: è una regola, un simbolo e una protezione.
- Purezza → rappresenta l’anima rinnovata e purificata.
- Protezione → si crede che respinga le energie negative e attragga la luce positiva degli Orisha.
- Appartenenza → rende immediatamente riconoscibile un fedele della Santería, specialmente chi si trova nel periodo di iniziazione.
Per un anno intero, l’iyawó (l’iniziato) deve vestire completamente di bianco: abiti, scarpe, copricapi. Si tratta di un atto di disciplina, rispetto e dedizione totale.
L’iniziazione: l’anno dell’iyawó
L’ingresso nella Santería è un rito lungo e complesso. L’iniziato, detto iyawó, vive dodici mesi di regole severe che lo trasformano spiritualmente e fisicamente.
Rasatura della testa
La prima regola riguarda la rasatura completa della testa. Nei principi Yoruba, la testa (ori) è la parte più sacra, perché è lì che risiede lo spirito personale e il contatto con gli Orisha. Rasare i capelli significa azzerare il passato e iniziare una nuova vita spirituale.
Dopo la rasatura, la testa deve essere sempre protetta da un turbante o da una fascia bianca, che l’iyawó indossa ogni giorno. Non è necessario restare rasati per tutto l’anno: i capelli ricrescono, ma la copertura della testa resta obbligatoria come segno di rispetto e protezione.
Il vestito bianco quotidiano
L’iyawó veste di bianco dalla testa ai piedi: pantaloni, gonne, camicie, abiti lunghi, scarpe e copricapi. I tessuti devono essere semplici, naturali e facili da lavare, perché il bianco deve restare pulito, simbolo di purezza.
Le regole alimentari dell’iyawó
Durante l’anno di iniziazione, l’alimentazione è soggetta a restrizioni importanti.
- Alcolici vietati → bevande come rum e birra non possono essere consumate.
- Cibi tabù → ogni Orisha ha alimenti proibiti. Per esempio:
- A chi segue Changó può essere vietato il fagiolo rosso.
- Gli adepti di Yemayá evitano il cocco e alcuni tipi di pesce.
- I devoti di Ochún non mangiano zucca.
- Carni crude o poco cotte → considerate impure.
- Regole personali → l’iniziato mangia con piatti e stoviglie proprie, che non devono essere usati da altri.
Il cibo diventa quindi non solo nutrimento, ma anche pratica di disciplina e rispetto verso gli Orisha.
L’igiene personale: lavarsi ogni giorno
L’iyawó deve mantenere il corpo pulito. Lavarsi quotidianamente è un obbligo:
- serve a rimuovere impurità fisiche e spirituali,
- protegge dalle energie negative,
- rappresenta un atto di rispetto verso gli Orisha.
Oltre ai bagni normali, in certi momenti vengono praticati bagni rituali con erbe sacre (omi ero), preparati da sacerdoti, che hanno lo scopo di rafforzare la protezione spirituale.
Le preghiere nella Santería
La preghiera è parte essenziale della vita del fedele.
- Ogni mattina si recita una preghiera di ringraziamento e protezione.
- Si inizia sempre invocando Elegguá, il guardiano dei cammini, perché apra le strade e permetta agli altri Orisha di intervenire.
- Le preghiere possono essere in spagnolo, ma molto spesso si usano formule e canti in lingua Yoruba.
Durante le cerimonie, le preghiere diventano canti rituali accompagnati da tamburi batá, in cui ritmo e voce si uniscono per richiamare la presenza degli Orisha.

Gli Orisha: le divinità della Santería
Gli Orisha sono le divinità della Santería. In Africa se ne venerano centinaia, ma a Cuba i più importanti sono circa una ventina.
I principali Orisha
- Elegguá → guardiano dei cammini, protettore dei viaggiatori. Sempre invocato per primo.
- Obatalá → padre degli Orisha, simbolo di giustizia e saggezza. Colore: bianco.
- Yemayá → madre del mare, dea della fertilità e della maternità. Colore: blu.
- Ochún (Oshún) → dea dei fiumi, della dolcezza e dell’amore. Colore: giallo/oro.
- Changó (Shangó) → dio del fuoco, della danza e della virilità. Colore: rosso e bianco.
- Oyá → dea dei venti e delle tempeste, signora dei cimiteri. Colore: viola.
- Orula (Orunmila) → dio della divinazione e del destino. Colore: verde e giallo.
- Babalú Ayé → signore delle malattie e della guarigione, molto venerato a Cuba. Colore: viola/marrone.
- Ogún → dio del ferro e del lavoro. Colore: verde scuro.
- Ochosi → dio della caccia e della giustizia. Colore: blu e verde.
Altri Orisha minori sono Inle (medicina), Osain (erbe), Obba (sacrificio), Aggayú (forza e vulcani).
La vita quotidiana dell’iyawó
Per dodici mesi l’iniziato vive sotto regole severe:
- veste sempre di bianco,
- porta la testa coperta,
- rispetta restrizioni alimentari,
- mantiene la pulizia quotidiana,
- evita luoghi affollati e situazioni “impure”,
- non può scattare foto di sé né farsi toccare la testa,
- prega ogni giorno e partecipa ai rituali.
Alla fine dell’anno, l’iyawó è considerato pronto per vivere la Santería in modo maturo e responsabile, come membro riconosciuto della comunità religiosa.
La Santería cubana non è solo una religione, ma un sistema culturale che unisce spiritualità, tradizione e vita quotidiana. Il bianco, la rasatura della testa, le regole alimentari e di igiene, le preghiere e il culto degli Orisha rappresentano un percorso di disciplina e trasformazione profonda.
In un mondo globalizzato, queste pratiche mantengono viva la memoria storica di un popolo che, attraverso la fede, ha trasformato la sofferenza in identità. Vestirsi di bianco a Cuba significa camminare in un equilibrio tra passato e presente, portando con sé il messaggio universale di luce, purezza e protezione.












