Leonardo Sciascia è stato uno scrittore, saggista, giornalista, politico e intellettuale siciliano. Da sempre anima libera e anticonformista e impietoso critico del Novecento. Conobbe perfettamente le strane contraddizioni della sua isola, pertanto decise di nutrirsi di una ventata di giustizia pessimistica imbevuta da una matrice illuminista. Si lasciò influenzare dal relativismo conoscitivo Pirandelliano con un pizzico di umorismo: l’esistenza non può essere osservata in modo obiettivo e oggettivo in quanto verità e menzogna si annodano spesso e volentieri.
Sciascia fu anche attivo in politica, tant’è che dal 1979 al 1983 fu deputato del Partito Radicale.
Le cinque più importanti opere del maestro
Si possono contare cinque opere cardine della carriera di Sciascia: Il giorno della Civetta (pubblicato nel 1961, breve romanzo sulla mafia), Una storia semplice (prima edizione data al 1989, un giallo siciliano complicatissimo intriso di mafia e droga), Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia (edito nel 1977, romanzo imbevuto di elementi dell’illuminismo), A ciascuno il suo (pubblicato nel 1966, romanzo dell’oscura e crudele Sicilia) e Il mare colore del vino (stampato nel 1977, una raccolta di racconti).
Trent’anni dopo la sua morte
Sciascia si spense a causa di una rarissima forma di leucemia a Palermo nel novembre 1989. Aveva 68 anni e spese la sua vita impegnato nella ragione, giustizia e attività legate alla cultura. La sua scomparsa si fa ancor oggi sentire in quanto manca in Sicilia una voce che tocca con estrema eleganza e puntigliosità le tematiche scottanti attuali.
La sua casa di Racalmuto (a contrada Noce) possiede una forza celebrativa fortissima: per Sciascia essa rappresentava una sorta di cannocchiale per osservare nel profondo la natura della Sicilia, ricca di mali e bellezze. Prima di questa dimora periferica estiva, egli soggiornava nella casa del paese, oggigiorno Giuseppe Di Falco l’ha recuperata riempiendola di libri trasformandola in un museo.
Quando Sciascia parlava della sua esistenza citava Auguste de Villers de L’Isle-Adam: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta“. Questo aforisma è scritto sulla sua tomba.