Segantini: la bellezza di un semplice.

Tra l'arte e la bellezza

“Insomma, io voglio che nel quadro non si veda la fatica poverile dell’uomo, voglio che il quadro sia il pensiero fuso nel colore.  I fiori sono fatti così, e questa è l’arte divina.”  Così Segantini, pittore di paesaggi e ritratti di fine ‘800, tra Divisionismo e Simbolismo, intende l’arte: lo si può ben notare nella mostra a lui dedicata a Milano a Pal. Reale, aperta fino al 18 gennaio 2015.  Egli scrisse anche: “Non cercai mai un Dio fuori di me stesso perchè ero persuaso che Dio era in noi, e che ciascuno di noi ne possedeva e ne poteva acquistare facendo delle opere buone…Non cercai altra felicità all’infuori dell’unica vera, quella della coscienza.”

Milano

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Nato in Engadina, già ventenne seguì il ritratto “scapigliato”. Legato ancora alla scuola Lombarda, cercava tuttavia soluzioni personalizzate. A Milano dedicò poche opere, ma significative. Ecco ad es., “Naviglio sotto la neve“,dal candore in pieno contrasto col colore cupo delle barche e dell’acqua,o il raffinato profilo di “Giovane Donna in via S.Marco”, dall’atteggiamento melanconico un po’ distaccato…Via S.Marco, allora così diversa da adesso, era attraversata dal Naviglio, come si nota nell’opera “Il Naviglio a Ponte San Marco”: le case coi panni stesi al sole e gli ombrellini delle donne sul ponte si riflettono nelle acque che riverberano di mille colori argentati. Risaltano invece le figure di due giovani donne vestite in nero contro il candore della neve in “Nevicata sul Naviglio”. Il grande “Ritratto della signora Torelli” conclude il suo iniziale percorso realista. I ritratti a volte per lui erano  un’occasione per riflettere sulla morte come si nota in quello del suo corpo defunto, che richiama per stile e prospettiva il “Cristo morto” del Mantegna(1400)., mentre in quelli delle giovani donne, al contrario sembra risaltare la vita nella freschezza giovanile talvolta malinconica, talaltra gioiosa: così appare  in “La mia famiglia”, ravvivata dal gioco del ventaglio coi cappellini, da cui spunta luminoso un sorriso freschissimo, così come la bimba tenuta in braccio dalla seconda figura femminile.  Affascinante la personalità del vecchio che legge il giornale,“L’ebanista Mentasti”, dalla folta barba e gli occhiali, a cui si accompagna lo sguardo luminoso dell’anziana signora Oriani, vedova Casiraghi, con scialle e cuffietta,tutto secondo le usanze e l’iconografia dell’epoca.

Giovane e bionda, dall’incarnato roseo nonostante la malattia, è la fanciulla di “Petalo di rosa”, dagli occhi un po’ vitrei, di cui lui stesso scrisse: “Sempre quando sfoglio questo fiore io ci vedo una testina bionda, rosea, luminosa.”

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Nonostante i suoi legami con la Scapigliatura, ritrasse  la Natura Morta, che non rientra tra i suoi soggetti dominanti. Suo maestro fu Filippo Carcano. Magnifici sono i pannelli decorativi di fiori e frutti con cui si usavano abbellire le sale da pranzo.

Il  Divisionismo nei Grigioni

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In seguito, trasferitosi nei Grigioni, Segantini  decise di sperimentare il Divisionismo, una nuova tecnica rivoluzionaria.In questa fase riprese soprattutto il lavoro dei contadini a contatto con la natura,  dura e bellissima…Impressionante è la forza dell’uomo che trasporta la legna nell'”Ultima fatica del giorno“, in cui il contadino pare quasi mimetizzarsi col  colore cupo della terra, in contrasto con la luce sfumata del cielo, al tramonto.Raccolta e intima,invece, sprigiona una calore particolare l’atmosfera della “raccolta dei bozzoli” in cui tre donne stanno sedute attorno ad una fascina di fianco al camino, mentre una piccola bimba gioca in un box. Il contrasto del colore  appare attraverso il verde  brillante della vegetazione che entra da una porta aperta.

Immenso e dai magnifici contrasti  di luce rispetto al verde prato e al gregge di pecore è invece il cielo di “Dopo il temporale”, attraversato da una massa di nuvoloni grigi che lasciano spazio, sullo sfondo dell’orizzonte, ad una luce che si dipana  pian piano…In questi  come in diversi altri dipinti,  si riscontra la fatica umana che si deve confrontare con la natura, sia pur bellissima.Egli per questo studiò nei minimi particolari persino il movimento degli animali, come le pecore.Il suo intento principale era di rielaborare l’immagine, caricandola di valenze simboliste. Magnifica è la tela, che occupa quasi un’intera parete, delle “mucche alla stanga“, davanti alla sconfinata bellezza delle praterie e delle scure montagne sullo sfondo, cha da un lato hanno già incominciato a imbiancarsi di neve.Il contrasto tra uomo e natura ritorna nella “Raccolta delle patate“, dove un cielo plumbeo di nuvoloni grigi sormonta  le schiene delle donne chine, le cui vesti come il terreno, paiono ammantarsi dei riflessi argentati di un temporale in arrivo.

“Davanti all’osservatore tutto si deve fondere…in una “comozione” profonda di vita vera… palpitante”.

In Brianza-… la spiritualità dei semplici

Qunado si trovò in Brianza, Segantini, che era un anticlericale, riscoprì la spiritualità più genuina e semplice dei contadini, “autentica armonia tra l’essere e il creato”. La realizzazione più alta che ne uscì fu “Ave Maria a trasbordo”, sulla tipica barca lacustre così ben descritta dal Manzoni in”Addio Monti…”:  su uno specchio d’acqua in cui si riflette l’intensa luce dorata del cielo, due pastorelli trasportano il loro gregge di pecore, nella dolcezza del crepuscolo, mentre lei culla la sua bimba in braccio, assieme al dondolio delle acque. Altrettanto   eloquente per la bellezza  abbacinante del paesaggio innevato, è  la tela della vecchia che trascina il carretto in “Ritorno dal bosco”.La spianata candida di neve appare immensa , mentre il paesino con le sue prime luci accese sembra ancora lontano. Stranamente pare associarsi ad un’altra fatica, quella di un anziano prete, che lentamente sale la lunga scalinata della sua chiesa, pensoso, con la schiena un po’ curva, causa la stanchezza, ma forse anche un po’ di ‘amarezza, nonostante lo stia per abbracciare un cielo  azzurrissimo….Dio in fondo è sempre vicino…

Disegnatore e illustratore

Molti furono anche i disegni:  tra questi un bambino abbraccia una croce, sostenuto dalla mamma, che conduce le pecore. Sembra l’innocenza che piange davanti al dolore…Immensa e dolcissima è l’immagine che simboleggia l’amore materno in “L’angelo della Vita” :  tenera, dai lunghi capelli, la mamma, sospesa su un albero sfiorato dalla sua lunga veste, regge il bimbo addormentato

Segantini fu anche illustratore: seppur non alla lettera tradusse in immagini frasi scritte e musicate, come la copertina per il racconto di Frate Gaudenzio, di E.Bermani. Tra i disegni si trovano diversi soggetti sacri: la Pietà, l’Annunciazione del Nuovo Verbo… Compose infine un Trittico, raffigurato da tre dipinti:  la Vita, la Natura e la Morte, visti attraverso il paesaggio engadinese. Fu interrotto a causa della sua prematura morte, a soli 46 anni, per una peritonite. Così la sua ultima opera pare quasi un’anticipazione del suo ultimo”addio”…

Scrisse di lui D’Annunzio: “Spenti sono gli occhi umili e degni ove s’accolse l’infinita bellezza, partita è l’anima ove l’ombra e la luce, la vita e la morte furon come una sola preghiera…e tutte le cose furono come una cosa sola…

Partita è su i venti ebra di libertà l’anima dolce e rude di colui che cercava una patria sulle altezze più nude, sempre più solitaria.” (D’Annunzio, 1899).

Grazia Paganuzzi