La tragedia familiare
Una tragedia familiare si è consumata stamani, verso le ore 12.30, a Sava; il bilancio è di tre morti. Stando a una prima ricostruzione, nella centralissima Via Giulio Cesare un uomo avrebbe sparato e ucciso il padre, la sorella e il marito della stessa.
Le segnalazioni sarebbero giunte dai passanti e dai residenti in zona.
L’omicida, un carabiniere in servizio presso la Compagnia di Manduria, Raffaele Pesare di 53anni, ha tentato il suicidio. Questi è stato trasportato d’urgenza presso il nosocomio messapico, il quale presentava evidenti ferite di arma da fuoco alla testa. Le sue condizioni sembrano disperate.
Inoltre, pare che la coppia avesse un bambino di circa 9 anni che, per buona sorte, al momento della strage era ospite di un suo compagno di scuola.
All’origine del folle gesto, una questione relativa a una piccola proprietà contesa.
Sul posto, in una via ostruita a partire da via Mazzini a via Vittorio Emanuele, sono giunti i Carabinieri della locale stazione, i Vigili Urbani, e la massima assise cittadina di Sava, Dario Iaia.
Il silenzio dei conterranei come segno di rispetto e lutto
Tanto sgomento e incredulità tra la popolazione, non appena appresa la devastante notizia dell’insano e folle gesto.
Con chiara evidenza, i commenti sono superflui in momenti di cotanta disperazione, poiché nessuno è in grado di poter proferire in merito a una tragedia del genere. Il silenzio fa da sottofondo alle innumerevoli perplessità e i molteplici interrogativi che, oggi (e non solo), attanagliano e faranno parte della quotidianità dei savesi.
L’essere umano diviene, ancora una volta, autore di un gesto disumano. Non vi è umanità in un contesto del genere, ma solo assenza di emotività e pathos per colui che (in questo caso il carabiniere omicida) avrebbe compiuto codesta carneficina.
Gli interrogativi tra le perplessità, l’orrore sui volti dei savesi e il silenzio assordante
E allora ci si chiede: dov’è l’amore? Dov’è la razionalità? Dove sono le suppliche? Dov’è la tanto desiderata Provvidenza Divina in momenti in cui, quello “spiraglio di luce”, avrebbe potuto garantire serenità, tranquillità e, sopratutto, VITA!?
Saranno questi gli interrogativi che i conterranei si porranno?
Forse, il loro silenzio, in parte, spaventa perché diviene sinonimo e, al contempo, simbolo di rispetto, come forma di lutto all’unanime di un’intera cittadinanza pietrificata da quanto verificatosi nella tarda mattinata odierna.
Un sabato che si macchia di sangue e che cela agghiaccianti verità che, forse solo con le indagini che effettueranno i militari, potranno emergere.