Un grande amore e tanta storia al castello di Gradara
“Amor che a null’amato amar perdona di lui mi prese sì forte che ancor oggi non m’abbandona.”(Dante, Canto V°,Divina Commedia,) I famosi versi di Dante che introducono la tragedia di Paolo e Francesca paiono ancor oggi rieccheggiare nelle sale del Castello di Gra
dara, in particolare nella camera di Francesca, dove i due amanti sorpresi dal marito di lei, Cianciotto,mentre si baciavano, furono uccisi.
Gradara è ancora oggi un magnifico castello-fortezza , adagiato tra le verdi colline marchigiane in provincia di Pesaro e Urbino, dalle possenti mura, di cui la più lunga misura quasi 800 metri. Pare di tornare indietro di cinque secoli alla vista da lontano della Rocca col suo antico borgo, che si illumina la sera, in contrasto col blu del cielo.
Il castello fu un importante centro di passaggio, oltre che luogo di scontro tra l’esercito del Papa e le milizie delle casate più potenti della regione, che ne contrastavano il potere, ma ciò che l’ha reso più famoso è la storia di Paolo e Francesca, che secondo la tradizione si sarebbe consumata tra le sue mura. Già le sale riccamente decorate con gli antichi arredi immettono in un’altra atmosfera, in particolare la camera di Francesca, dove risuonano i versi eterni del Poeta, che li hanno così immortalati…Bisogna però risalire alle origini del fatto per comprenderlo fino in fondo e visitare Gradara con gli occhi di allora.
Francesca da Rimini era una bellissima giovane fanciulla, appartenente ad una nobile famiglia che voleva imparentarsi coi Malatesta.Questi che avevano due figli, Cianciotto,il più vecchio, e Paolo, decisero di darla in sposa al maggiore. Tuttavia il messo che portava la richiesta di matrimonio non era lui, ma il fratello più giovane. Quando i due giovani si videro si innamorarono subito. Francesca era sicura che fosse Paolo il suo sposo, così glielo lasciarono credere. Al momento del matrimonio però dovette scoprire l’amara sorpresa: lo sposo era tutt’altra persona, Cianciotto.
I due giovani , essendosì già innamorati , e dopo essere stati cosi amaramente ingannati, cominciarono a frequentarsi durante le assenze di Cianciotto, leggendo insieme, secondo il racconto di Dante, poemi e poesie, tra cui il romanzo, per loro fatale, dell’amore tra Lancillotto e Ginevra, a causa del quale furono colti di sorpresa, tanto che il racconto si concluse con i celebri versi:”Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”.L’amore si è coniugato così con una poesia sublime divenuta immortale, che pare di risentire passeggiando tra le sale del castello…
Capostipite della famiglia era Malatesta da Verrucchio (Mastin Vecchio),condottiero dei Guelfi, a cui fu affidata l’investitura della Curte Cretarie. Dai Malatesta furono fatte erigere due cinte di mura tra il XIII° e il XIV°sec. Per lungo tempo, nonostante le numerose vicissitudini,Gradara restò in loro possesso: neppure dopo l’assedio di 40 giorni tenuto nel 1446, Francesco Sforza e Federico da Montefeltro riuscirono a impadronirsi della Rocca, a cui vennero in aiuto le intemperie insieme all’arrivo dei rinforzi. Solo nel 1463, circa vent’anni dopo,il duca Federico da Montefeltro riuscì a conquistarla per conto della Chiesa, che la consegnò in vicariato agli Sforza di Pesaro.Nel 1920 fu restaurata, dopo essere caduta in stato di abbandono, grazie alla famiglia Zanvettori che la acquistò.
Nel castello si trova anche una piccola cappella e si possono scorgere trabiccoli e passaggi segreti, oltre ai sotterranei che fungevano da prigioni. Davanti all’entrata si estende il piccolo borgo di antiche case e botteghe, coronato dalle alte mura che si affacciano sulle colline della campagna circostante, dominando l’intera vallata fino al mare…
Grazia Paganuzzi