Un maschio perduto

Uomini soli

Oggi  la danza è mancante, alla ricerca del maschio perduto, cosi disperso nei nuovi dettami di una seduzione che non trova più passione.

Oh donna, carne e sogno, sete incalzante di velluti ideali. La bocca ha sete per colpa dei baci, diceva il poeta

La colpa non si fa necessaria, invece deve essere ripresa, proprio perché necessaria al pathos, la colpa del maschio perduto è tutta del maschio, troppo, cosi che se per secoli lui stesso esagerò molto, troppo, adesso troppo si esagera dalla parte opposta. Cosi non se ne esce più fuori.

Allora bisogna iniziare, dopo una giusta, dovuta, vendetta sessuale, il riequilibrio. Almeno un equilibrio decente onde ristabilire un punto di bellezza, una tregua, un campo di nature opposte, ma che sanno armonizzarsi, che sanno, che vogliono riappropiarsi di un magnetismo primitivo, adamitico, quello per cui  si levò fino al cielo come un secondo verbo d’amore “l’osso delle mie ossa“.

La vastità di un oceano, la sommità del cielo, il tempo reso un punto disperso e senza  più  stagione, il maschio perduto non è più, s’è infranto nella sua stessa virilità riflessa, fino a perdersi nelle banalità più bieche.

Una cintura di nebbia è calata sui suoi occhi, l’umida ansia da tempo più non sublima, più non gareggia con le potenze solari, calde, della luce.

Allora qualcosa s’è spezzato, bisogna ritornar come il biblico cane sui luoghi della colpa, ove un vomito d’equivoci sensi mai del tutto spazzato, ancora riecheggia, mandando acidi odori d’erotismo sciatto .

Ma, oh uomini, il rimedio esiste ed è il più facile. Solo ci vuole coraggio, ma un coraggio diverso, che pare l’esatto opposto di quello più tipico, cioè quello virile del maschio.

Da tempo io stesso fui incuriosito in amore, pure fui stordito per turbamenti  che pervenivano strani, intorno a me s’agitavano rocce trasparenti che troppo avevo trascurato.

Erano in origine sabbie di mari cobalto, argini di vento, sensibili ad ogni aspetto del tempo, il vino bello del nostro essere prima di ogni sesso, del cuore e dell’anima, l’androgino divino, retto, virile, passivo, pungente, penetrante, accogliente, cui ogni essere deve conoscere in se stesso l’estasi, prima di ogni amore, prima che il sole e le notti di luna ci mettano viso a viso, donna con uomo, sulle nostre strade.

Cosi eran già fatte le gioie dell’eden, quando l’età dell’oro mostrava maschio e femmina come segni nobili di una  fantasia divina, tutto un intimo avvenimento erano gli opposti, gli opposti erano il complemento dei sapori, l’uomo per la sua forza accerchiata e avvolta dalla potenza femminea,poetica, che tutto ammansisce e tutto accende in esplosiva virilità.

E la donna, per la sua curva ansiosa d’accoglienza, furiosamente libera, che solo in lei trova e sazia ogni fame d’amore perfetto, madre versata, stremata, mai doma, come l’eternità di un Dio sacrificato e risorto, in lei c’è una luce umile che tutto saprebbe dominare.

Il maschio perduto è perduto perchè la femmina non ha ancora compiuto tutto l’intero giro universale della  saggezza, che è più profonda  di una luna nel pozzo.