William Stead: l’uomo che predisse il disastro del Titanic

Il naufragio del Titanic fu previsto dallo scrittore William Stead nel 1886: ma lo scrittore fu ugualmente una vittima del disastro.

William Thomas Stead (Embleton, 5 luglio 1849 – Oceano Atlantico, 15 aprile 1912) fu in vita un editore, giornalista e scrittore del Regno Unito. Stead, il cui nome a molti non significherà nulla, fu un pioniere del cosiddetto giornalismo investigativo. Egli è ricordato per essere stato colui che “predisse” il naufragio del Titanic nel 1886, ben ventisei anni prima dell’avvenuto disastro. Ironia della sorte, lo stesso giornalista perì durante l’affondo del transatlantico il 15 aprile 1912. Quello del Titanic fu il più famoso disastro marittimo della storia moderna.

Il viaggio del Titanic

In occasione del suo viaggio inaugurale, il transatlantico RMS Titanic partì da Southampton a New York. Disgraziatamente, la nave urtò un blocco di iceberg nell’oceano Atlantico, affondando e ponendo fine tragicamente al suo primo (e ultimo) viaggio. Il transatlatico si inabissò a una profondità di 3.800 metri. A bordo risultavano esserci 2.223 passeggeri divisi tra viaggiatori di prima, seconda e terza classe. Solamente settecentotrè sopravvissero al naufragio del transatlantico, che era stato dichiarato essere “inaffondabile”.

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Il destino dei sopravvissuti

I sopravvissuti vennero tratti in salvo dalla RMS Carpathia che li portò a New York, destinazione originale del Titanic. Il Carpathia, come informa Antonio Pinza in un suo recente articolo pubblicato su Vanilla Magazine, fu l’unica nave che rispose alle richieste di soccorso del transatlantico affondato. A rafforzare le dichiarazioni dell’epoca che il Titanic fosse inaffondabile vi erano molteplici fattori. La nave era infatti caratterizzata da attrezzature di sicurezza che erano definite una vera e propria meraviglia tecnologica all’epoca.

Gli elementi all’avanguardia del transatlantico

Il Titanic era dotato di porte ermetiche e numerosi comparti stagni, progettati affinché il transatlantico potesse continuare a muoversi anche in caso di incidente. Nonostante i suoi sistemi di sicurezza risultassero avanzati, ciò non bastò affinché il Titanic potesse salvarsi. Nel corso della navigazione dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, la nave incontrò sul suo tragitto un iceberg che squarciò una fiancata dell’imbarcazione. A coordinare il Titanic c’era il comandante Edward Smith. Come leggiamo da Wikipedia, Smith aveva sottovalutato i messaggi radio che informavano della presenza di ghiaccio.

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Il disastro

Dopo l’avvenuta collisione con l’iceberg, la fiancata squarciata del Titanic si riempì immediatamente di acqua, tanto che si verificò un’inclinazione dello scafo che si spezzò a metà a causa del peso. Il risultato fu inevitabile: la nave si inabissò in poco tempo. C’è da dire che il Titanic, per quanto perfetto e all’avanguardia fosse, non era di certo esente da alcuni difetti riguardanti la sicurezza stessa. Un esempio è la preparazione scarsa del personale a bordo nel gestire una simile crisi come quella verificatasi dopo l’urto con il blocco di ghiaccio, che decretò, oltre all’affondo del transatlantico, la morte di innumerevoli passeggeri. Si stima che le scialuppe di salvataggio presenti sul Titanic potessero garantire il salvataggio di solo il 50% delle persone a bordo.

Chi ha visto lungometraggi dedicati all’episodio, come Titanic del 1997, con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, può farsi un’idea dell’orrore, della disperazione e della cruda rassegnazione che quei poveretti rimasti a bordo dovettero provare. Chi ricorda la scena della mamma che addormenta i suoi bambini, consapevoli raccontando loro una favola per farli morire nel sonno annegati (in maniera che soffrissero di meno) oppure della coppia di coniugi anziani stesi nel lestto, che si incoraggiano a vicenda prima dell’imminente fine? Historia magistra vitae e ci auguriamo, davvero che simili episodi nella storia non accadano più.

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La “predizione” di William Stead

Bene o male conosciamo tutti la tragedia del Titanic, ma non tutti sanno della “predizione” del giornalista investigativo William Thomas Stead relativa a tale disastro. Ventisei anni prima del viaggio mortale del transatlantico, Stead cercò di portare l’attenzione della mancanza di scialuppe di salvataggio nella maggior parte delle imbarcazioni che all’epcoa erano costruite. La sua preoccupazione fu posta in un’opera dal titolo “Come il piroscafo della posta è affondato nel mezzo dell’Atlantico – racconto di un sopravvissuto” pubblicato nel marzo del 1886 dal dal Pall Mall Gazette.

Trama del racconto

Il tacconto di William Stead ha come protagonista Thomas, un marinario britannico che si trova a bordo di una nave di linea costruita con tecnologie all’avanguardia. La nave, che ricorda guarda caso il Titanic, deve compiere il suo viaggio inaugurale diretta negli USA. Durante la partenza, Thomas si rende conto di come le imbarcazioni di salvataggio non fossero sufficienti ad assicurare la salvezza per l’equipaggio e per i passeggeri. Il marinaoio fa dunque notare le sue preoccupazioni anche agli altri presenti sulla nave.

Dopo un paio di giorni dalla partenza, la nave entra in collisione con un’imbarcazione a vela, che non era stata notata a causa della fitta nebbia. Nel corso del naufragio i passeggeri si rendono conto della scarsità di imbarcazioni di salvataggio presenti sulla nave. A bordo vi sono novecentosedici persone: di queste, secondo il racconto di William Stead, solamente duecento riescono a salvarsi. Oltre settecento sventurati muoiono nel corso del naufragio. Thomas riesce tuttavia a salvarsi saltando in acqua e salendo su una delle lance.

L’epilogo

Il racconto di William Stead comprendeva un commento editoriale da parte dello stesso autore: “Questo è esattamente quello che potrebbe avvenire e avrà luogo se le imbarcazioni verranno mandate in mare a corto di scialuppe”. Peccato che il monito costruttivo e più che ragionevole di Stead fu praticamente ignorato. Da notare come lo scrittore propose un altro racconto molto “evocativo” nel 1892 “Dal vecchio al nuovo mondo”. In esso si racconta di una nave che pone in salvo i passeggeri sopravvissuti della RMS Majestic, capovoltasi in seguito (guarda caso) a una collisione con un iceberg. Strano inoltre che lo stesso giornalista perì proprio durante il disastro del Titanic. Una macabra ironia della sorte. L’editore si era imbarcato in prima classe con l’intenzione di partecipare a una conferenza di pace che si sarebbe tenuta proprio a New York presso la Carnegie Hall.