Primi scontri per i diritti del lavoro dell’800
Il primo maggio è la giornata della evocazione e celebrazione dei lavoratori in tutto il mondo.
Le continue lotte dei lavoratori per i loro diritti, hanno origini secolari. Preludio di questa celebrazione in Europa sono state già le crisi economiche della metà del’800 con le sommosse dei lavoratori dopo il fallimento di numerose industrie come quelle siderurgiche, tessili e minerarie. Queste lotte di affamati e disoccupati contro un sistema che non lasciava spazio ai poveri furono violente. La diffidenza verso le fabbriche e macchine ha dato sfogo a saccheggi e comportamenti luddistici
(Luddismo: movimento della distruzione delle macchine, che prende il nome del generale Ned Ludd).
La crisi aveva colpito la Francia e l’agricoltura italiana, i minatori britannici coltivano le patate nei giardini di casa, (non potendo permettersi altro alimento in tempi di fame), gli irlandesi non avevano altro scampo alla carestia che emigrare in massa in Gran Bretagna e USA. In Austria gli operai erano ridotti a vivere di “prugne marce e radici”.
In un villaggio della Slesia, l’esercito sparò su una folla di 3000 tessitori in protesta uccidendo 11 operai e ferendone 24. Questo episodio ha dato seguito ad altre manifestazioni e scioperi susseguiti in tutta la Slesia, Praga, Boemia e Berlino per l’intera estate del 1844.
La crisi quindi ha suscitato anche consapevolezza verso le ingiustizie sociali.
Uno dei diritti che oggi abbiamo e forse diamo per scontato, è quello delle 8 ore lavorative .
La proposta di passare da 16/10 a 8 ore lavorative arriva dall’Australia nel 1855:
“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”. Obiettivo difficile da realizzare tanto che rimase a lungo una proposta, uno slogan per quasi 10 anni finché venne sollevata in modo più concreto
al primo Congresso dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (Prima Internazionale) riunito a Ginevra il 3 settembre 1866: “otto ore come limite legale dell’attività lavorativa”.
1 Maggio 1886. I massacri di Haymarket e Milwaukee
Nello stesso anno 1866, lo Stato dell’Illinois, approvò la legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con molte limitazioni che impedivano l’applicazione. L’entrata in vigore era prevista per il 1 Maggio 1867 e dieci mila lavoratori americani quel giorno manifestarono per le strade di Chicago.
Nel 1884 la Federazione Nazionale delle organizzazioni sindacali e assemblee del lavoro decise di richiedere uno sciopero generale il 1° Maggio 1886 come data limite per far rispettare ai datori di lavoro giornata delle otto ore.
Sabato 1 Maggio 1886 era giornata lavorativa, ma in tutti gli Stati Uniti 400 mila lavoratori di dodicimila fabbriche, incrociarono le braccia. A Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila manifestanti radunandosi in piazza Haymarket. Nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono anche nelle più grandi città industriali americane. Il 3 maggio, la manifestazione che all’inizio si era svolta in maniera pacifica, scoppiò una feroce guerriglia tra manifestanti e agenti di polizia. La polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Il giorno dopo fu indetta una manifestazione durante la quale fu lanciata una bomba e un poliziotto rimase ucciso. Alla fine si contarono otto morti tra agenti di polizia (alcuni uccisi da fuoco amico) e numerosi morti e feriti tra i manifestanti. Anche a Milwaukee la polizia sparò contro gli operai manifestanti provocando nove vittime. In seguito ci fu un’ondata repressiva contro le organizzazioni sindacali, le sedi furono distrutte e i dirigenti arrestati. Sei di loro furono condannati a morte e due all’ergastolo. Nel corso della detenzione uno venne trovato morto in cella e gli altri quattro furono impiccati in carcere alcuni mesi dopo. I martiri di Chicago erano diventati il simbolo della lotta dei lavoratori di tutto il mondo per le 8 ore.
Il 20 luglio 1889 il congresso costituente della seconda Internazionale di Parigi proclamò la data del primo maggio come giornata internazionale dei lavoratori.
Il secondo congresso dell’Internazionale, riunito nell’agosto del 1891 a Bruxelles, rese permanente questa ricorrenza, 1°Maggio, festa dei lavoratori di tutti i paesi. In questo giorno “i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà”.
Primo maggio durante il fascismo
Questa giornata aveva assunto un valore simbolico in Italia come in altri paesi
Da notare la manifestazione di 1 maggio 1891 a Roma convocata in piazza Santa Croce in Gerusalemme, nel pressi di San Giovanni sfociata in tensioni e tumulti che provocarono diversi morti e feriti e centinaia di arresti tra i manifestanti.
In Italia sempre rispettata come un appuntamento fisso e significativo fino alla sua soppressione nel 1923 dal regime fascista ancora giovane, ma con Mussolini che aveva già assunto poteri dittatoriali.
Fu inclusa nella festa del 21 aprile, il Natale di Roma, che era già considerato festivo. Cambiando la data, il giorno della festività, Mussolini ha cambiato anche (apparentemente lievemente nella forma) la nomenclatura da festa dei lavoratori a festa del lavoro, proponendo un nuovo modello di festività. Immediatamente dopo la guerra, fu ripristinata la data del 1 maggio come festa nazionale.
Fin dalla sua istituzione quindi fu una ricorrenza sofferta, contrastata, spesso usata per scopi politici e propaganda.
In Germania succedono gravi incidenti a Berlino il 1 maggio 1927. Segue la crisi sociale e economica del 1929, con 6 milioni di disoccupati, numero tramutato in voti dei ceti medi e operai per il partito nazista. Approfitta così Hitler che venne al potere con il Partito Nazionale, con un milione di operai aderenti. Hitler fa a loro “il dono” della festività del primo maggio nel 1933, per poi immediatamente il 2 Maggio 1933 cancellare tutti i sindacati (includendoli formalmente nel Fronte Tedesco del Lavoro), e sciogliere tutti gli altri partiti eccetto quello nazista.
In Cina nel 1925 viene fondato il più grande sindacato del mondo con un totale di 134 milioni di membri.
Tutti i regimi comunisti erano basati sulla dittatura del proletariato, quindi i lavoratori erano parte integrante di queste dittature. Il primo maggio veniva strumentalizzato, non si poteva più lottare per propri diritti ma di “feste” dove i diritti si ritenevano già acquisiti e dovevano solo essere celebrati.
Nei regimi dittatoriali fascisti e comunisti si dava notevole spazio alla propaganda, con grandiose cerimonie esercitando notevole effetto sulle folle. Veri e propri spettacoli dove si inneggiavano un solo partito e il mito della guida politica.
Primo maggio e le nostre generazioni
È importante ricordare il significato del primo maggio, giornata simbolo di lotte, conquiste e nascita di movimenti proletari, anche se ha subito trasformazioni dettate dal cambiamento delle nostre abitudini.
A distanza di 150 anni il nostro modello lavorativo segue quello del 1855 senza aver avuto la possibilità di migliorarlo significativamente (8 ore di lavoro, 8 ore di svago e 8 di sonno).
Il primo Maggio è una festa importante, commemorativa e riflessiva in tanti paesi del mondo. Mentre in altri paesi rimane solo una giornata dedicata ai lavoratori pur non essendo giorno festivo. Una giornata che però riesce a distinguersi in un calendario ormai assuefatto di dediche giornaliere e commerciali, basta ricordare le giornate dedicate al sorriso, alla gentilezza, alla pasta ecc, calendario nel quale questa festività rimane limpida.