25 aprile: Festa o Anniversario della Liberazione?

Storia del 25 aprile, com'è nata la festa e perché viene ancora contestata. Una lunga storia che parte dal passato ripercorsa su Quotidian Post con foto delle varie iniziative romane.

Il 25 aprile fu l’inizio della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Buona parte della popolazione partecipò con la Resistenza e gli alleati per la cacciata dei nazisti tedeschi, dei loro collaborazionisti e per la distruzione definitiva del fascismo. La sua base si era ricreata con un proprio territorio e potere politico con il nome di Repubblica Sociale Italiana o Repubblica di Salò. Benito Mussolini con l’aiuto dei tedeschi e di fedelissimi sopravvissuti riuscì a liberarsi dalla prigionia imposta dal Re Vittorio Emanuele III che lo depose da capo del Governo per dare il comando a Badoglio. Gli Alleati erano già in Italia e ne stavano arrivando altri per vincere la guerra contro la Germania e i suoi alleati.

La Liberazione

Nel 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione generale dei territori occupati dai nazifascisti. Gli alleati erano già entrati da tempo in Italia e stavano liberando il mezzogiorno, buona parte dei soldati inglesi, americani o francesi erano nascosti o in zone isolate e non scoperte dai nazisti o dalle famiglie italiane resistenti alla dittatura o partigiane.

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Il 25 aprile viene definita giornata di liberazione per questo proclama che rappresenta il momento di maggior vittoria della Resistenza, la lotta anti nazifascista aveva già ottenuto successi a Bologna e Genova, 21 e 23 aprile, il processo durerà ancora per giorni e intanto si ponevano le basi della nuova politica che porterà l’Italia a rinascere come Repubblica e con una costituzione democratica.

Il 25 aprile nelle Disposizioni in Materia di ricorrenze festive venne definito sia festa nazionale che Anniversario della Liberazione. Il decreto legislativo (1949) che portò alla sua nascita ufficiale e istituzionale fu proposta da Alcide De Gasperi (fondatore della Democrazia Cristiana) approvato dal re Umberto II prima della fine della monarchia (2 giugno 1946).

Come si festeggia il 25 aprile?

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Il 25 aprile fin dalla sua nascita stabilisce la chiusura delle scuole e la festività lavorativa per partecipare alle iniziative di commemorazione del giorno della Liberazione. Allontanandosi dagli anni della guerra attorno a questo giorno si sono confermate delle tradizioni, prime fra tutte l’intervento con discorsi e manifestazioni dei Presidenti della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Da Milano a Roma fini in Sicilia, si organizzano cortei, feste, commemorazioni varie della Liberazione Nazionale dalla violenza fascista e dai tedeschi. Ieri a Milano hanno festeggiato più di 70.000 persone mentre a Roma si sono creati eventi distinti: l’onore ai caduti del Presidente Sergio Mattarella a Piazza Venezia, le manifestazioni nel quartiere Ostiense partite dal Museo delle Fosse Ardeatine con due cortei finiti a Porta San Paolo dove partigiani e artisti attendevano manifestanti e partecipanti vari. A parte la comunità ebraica che ha ricordato in un palco a sé distaccato vittime ebree italiane e i suoi filosofi davanti al cimitero delle vittime del Commonwealth.

La presenza della comunità ebraica è storica all’interno delle feste nazionali dove si ricorda la lotta antifascista e la nascita della Repubblica Italiana (2 giugno e 4 Novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate). Da decenni però convive con la forte partecipazione di altre comunità religiose, nazionali e territoriali, comprese associazioni palestinesi e forze politiche e culturali che chiedono la Palestina Libera, come altri anni anche quest’anno è stata dura la polemica nei confronti della Brigata Ebraica ma c’è parte della sinistra e dei partecipanti che contesta in questo giorno questa opposizione soprattutto nel 25 aprile. La Brigata ebraica è una delle tante rappresentanze della comunità ebraica suddivisa a sua volta in diverse correnti.

Antagonisti vecchi e nuovi al 25 aprile

Oltre alla festa, da molti anni i giorni che vanno dal 25 aprile al 1 maggio grazie ai ponti diventa occasione per trascorrere vacanza, giorni che si aggiungono, per chi può, all’estate e alla Pasqua. Si va al mare o si organizzano viaggi, la lontananza dagli anni di guerra e anche dalla tensione della Guerra Fredda hanno alleggerito il carico emotivo di questa festa, compreso del Primo Maggio con il tema del lavoro che è sempre attuale. Cosa è successo in questi anni? Il fascismo è diventato di nuovo realtà ma rinnovata, con movimenti politici come Forza Nuova e CasaPound che hanno costruito una campagna elettorale nuova e inedita nelle scorse elezioni. Due forze politiche conosciute per episodi di violenza e forme di esclusione tipiche del fascismo più violento, rimodulando i loro linguaggi e comportamenti hanno tentato di costruire una solida base in parlamento scatenando la rabbia delle sinistre più antagoniste.

Due fatti hanno tinto di nero questa festa, i cori fascisti a Loreto da parte di titoli laziali che inneggiavano il Duce e la “manifestazione antagonista” di Forza Nuova davanti al tribunale romano chiedendo la scarcerazione di Giulio Castellino e Vincenzo Nardulli che il 7 gennaio hanno aggredito due giornalisti dell’Espresso requisendo documenti e smartphone che hanno usato per documentare una manifestazione pubblica indetta da loro all’interno del cimitero romano, il Verano. Giulio Castellino era già sottoposto a sorveglianza speciale, il fatto ha confermato il suo arresto contestato con saluti romani ieri a Piazzale Clodio.

Destra italiana e 25 aprile 2019

Le polemiche sul 25 aprile ci sono state fin dalla nascita della Festa Nazionale. L’amnistia di Palmiro Togliatti è ancora sotto studio degli storici così come il periodo che va dall’inizio della Repubblica di Salò fino ai giorni della Liberazione considerati giorni di guerra civile. La morte più violenta tingeva di rosso e di nero strade e campagne italiane, sotto Mussolini e poi dei tedeschi erano state torturate e uccise migliaia di persone anche solo sospettate di essere contro il regime. La liberazione portò alla cattura e alla morte violenta di molti fascisti con plotoni di esecuzione, l’esposizione pubblica dei corpi martoriati di Benito Mussolini e Claretta Petacci scatena sia fascisti estremi che persone del centro destra che non rinnegano il fascismo ma non vogliono il ritorno di un regime, sopravvivenze del vecchio Movimento Sociale Italiano all’interno dei partiti maggiori e minori di destra e centro destra.

Le polemiche di questo 25 aprile si collocano in un mondo quasi completamente spostato a destra con partiti estremi che soffiano sul collo dell’Italia ad un mese dalle Elezioni Europee. Le posizioni espresse dai rappresentanze politiche e cultura di destra e centro destra partendo dal Ministro degli Interni Salvini vanno collocate nel contesto del Governo del Cambiamento ad un passo dalle elezioni europee più importanti della storia della Comunità Europea che vede tutti i partiti affermare valori identitari forti come sostegno alle forze armate, rispetto dei diritti nazionali e patriottici, del territorio. Giorgia Meloni ad esempio afferma il 4 novembre come vera festa nazionale per tutti gli italiani trattando con indifferenza il 25 aprile a cui risponde ricordando le offese ai morti italiani delle Foibe.

Matteo Salvini ha spostato il suo motto di propaganda “Prima gli Italiani” alla difesa del territorio estrema “Porti Chiusi” sostenuta dalla coalizione sovranista in cui è inserito e che da all’Italia il ruolo primario di difesa del confine europeo sostenuto dalla Comunità Europea stessa. “Guardo avanti e ignoro il fascismo del passato” ha ripetuto più volte, semplice fatto storico chiuso settant’anni fa con la fine della guerra e l’inizio della democrazia. Chi fa il saluto romano e offende o malmena giornalisti, agenti di polizia o altre persone sono maleducati e criminali da sbattere in galera. Nessuna condanna vera al fascismo che conferma il suo autoritarismo senza freni confermato in campagna elettorale dagli slogan “ruspa sui campi Rom” e Prima gli Italiani che ha risvegliato, sostenuto da forze di estrema destra, la parte più arrabbiata del Paese e spesso più violenta, una storia che purtroppo si ripete dal passato.

Perché è sopravvissuto il fascismo?

Perché il fascismo è partito da un contesto di difficoltà dell’Italia uscita dal primo conflitto mondiale e ha attirato da subito persone arrabbiate e che volevano un’Italia vincente in un contesto bellico internazionale ed è proprio lo studio delle crisi economiche e delle guerre sociali e militare che deve far partire la conoscenza del fascismo così come altri totalitarismi. Uno stato di guerra crea sempre uno stato di popolazione pronta a seguire un leader o un movimento che promette speranza e cambiamento, un territorio sottoposto da una dittatura o ad un’occupazione crea sempre una divisione sociale tra collaborazionisti e non collaborazionisti che vedranno condanne di reati politici e militari all’interno di tribunali sia nazionali che internazionali.

In Italia questo processo è stato sostituito del tutto dall’azione militare e partigiana quasi immediata e questo non ha portato alla conclusione di una completa identificazione dei fascisti più violenti e dei collaborazionisti più nocivi, un paradosso della storia che ha fatto resistere e coesistere due rabbie, una che può parlare e l’altra più silenziosa e che esplode con violenza. Quella dei partigiani e degli antifascisti arrabbiati perché non si è riusciti a condannare tutti e con l’amnistia molti sono scampati dall’arresto o dalla fucilazione come loro volevano. I fascisti, soprattutto quelli Repubblichini che rivendicano la memoria del loro Stato Mussoliniano di Salò, che vogliono una memoria per i loro caduti, considerati però parte sbagliata della storia perché alleati dei tedeschi. La divisione tra fascisti e antifascisti, tra collaborazionisti e non serpeggiava all’interno delle famiglie stesse e questo creava uno stato di violenza e paura allo stesso tempo.

L’animista rispondeva al bisogno urgente di pacificare l’Italia in un momento di ricostruzione economica e italiana e fu proclamata da Palmiro Togliatti, allineato ALL’URSS, scatenando una forte divisione nel Partito comunista Italiano, venne sostenuto dal Re Umberto II. Alcide De Gasperi però non appoggiò la scelta ma non la contrastò in maniera decisiva, scegliendo di concentrare un allineamento ad occidente dell’Italia per far partire l’economia grazie al piano Marshall.

Con l’uccisione di Mussolini e altri suoi fedelissimi si pensava di aver ucciso la mente più potente del fascismo. Il bisogno urgente, si pensa e si contrasta a livello storico e tra i vari movimenti di Resistenza e Partigiani, di affermare lo Stato Italiano e il controllo del territorio per una presenza nazionale forte nei confronti degli alleati internazionali, in particolare francesi accusati nel coinvolgimento della marocchinate, ovvero gli stupri di guerra perpetrati dai loro alleati marocchini e nei confronti della Russia che si stava per trasformare con la satellizzazione dei paesi dell’est liberati nella potenza contrapposta agli Stati Uniti d’America.

Iole Di Cristofalo
Iole Di Cristofalo
Articolista e web copywriter