A tu per tu con Gennaro Maria Guaccio

Napoletano, autodidatta sul piano umanistico, con un ampio legame agli studi di teologia, conseguenza di una laurea in Scienze religiose.

Napoletano, autodidatta sul piano umanistico, con un ampio legame agli studi di teologia, conseguenza di una laurea in Scienze religiose. Gennaro Maria Guaccio presiede l’Associazione culturale I Ponti dell’Arte; organizza incontri culturali dal reading poetico alla presentazione di libri. Docente nelle scuole secondarie e nei corsi interuniversitari per la formazione degli insegnanti, nonché docente presso UNI3-Napoli, Università della terza età, con un Laboratorio di scrittura, ha all’attivo alcuni saggi scientifico-didattici e lavori di narrativa (racconti e romanzi), tra i quali: Ritratto di Daniela (romanzo, LFA Publisher, Napoli, 2017); La Vigna (romanzo, LFA Publisher, 2019) e Il Gelso Rosso (romanzo, LFA Publisher, 2021). Lo abbiamo incontrato e ha risposto ad alcune nostre domande.

Buongiorno e grazie mille per aver accettato il mio invito per la testata Quotidianpost.it”.

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“Buongiorno e grazie a te”.

“Vorrei partire con il chiederti di parlare un po’ di te. Se dovessi descriverti con tre aggettivi, quali sceglieresti e perché?”.

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  • Amabile, nella misura in cui mi lascio voler bene, cercando, di solito, di offrire qualcosa ed evitando, invece, di prendere o pretendere, vuoi in cambio, vuoi di prepotenza.
  • Ambizioso, laddove ho il desiderio, la voglia, la passione e l’ardire di voler essere tra i primi posti come scrittore.
  • Amichevole, cerco l’altro, gli altri: l’amicizia è esperienza, tanto quanto la letteratura è vita”.

Come e quando nasce la tua passione per la scrittura?”.

Mi sono trovato a scrivere il mio primo romanzo ai tempi del Liceo: durante certe ore un poco morte, lo dettavo a un mio compagno di banco. Ebbene, lo rammento ora, l’invenzione di quei tempi è poi ricomparsa nel mio romanzo La Vigna. D’altro canto quell’invenzione fu legata a un fatto di cronaca reale. Però poi intorno all’83 partecipai a un concorso indetto dalla rivista L’Espresso che mi fece vincere l’abbonamento per un anno alla stessa. Forse cominciai allora”.

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Gli studi di teologia e la laurea in Scienze religiose hanno influito sulla tua passione per la scrittura?”.

Hanno convogliato la mia esperienza di vita verso un tema che mi ha coinvolto molto da sempre, quello religioso, appunto. Questo tema fa senz’altro da sfondo alla mia scrittura”.

Nel 2017 esce il tuo romanzo Ritratto di Daniela. Ci puoi raccontare il perché di questo titolo e cosa, brevemente, senza spoilerare nulla, hai voluto raccontare?”.

“Anche qui, partendo da un’esperienza di vita, ho descritto la figura di una donna, Daniela, che, provenendo da un ambiente di classe di per sé abbastanza elevato, padre docente universitario e madre pittrice e pianista, utilizza le sue doti naturali di intelligenza e disponibilità verso il prossimo per portare avanti una formula educativa molto partecipata: lei è docente di lettere presso un Liceo napoletano. Né trascura la famiglia: due figli; né trascura il marito, rocambolescamente già suo studente quando lei appena cominciava a insegnare e lui terminava il Liceo”.

Nel 2019 pubblichi La Vigna per la ce LFA PUBLISHER. Per chi come me è calabrese e amante della buona tavola il richiamo è certamente all’uva dalla quale poi si ricava del buon vino. Ci vuoi dire qualcosa anche riguardo a questo romanzo?”.

Romanzo molto sofferto, nel senso che il protagonista, un avvocato di mezza età, scapolo, costata in sé una sorta di incapacità di amare, verosimilmente riconducibile ad una sorta di trauma dell’età adolescenziale. È questo il tema di cui già parlavo a proposito dei miei esordi letterari: il mio primo tentativo di scrivere un romanzo. La vigna di cui si parla è in gran parte quella del convento dei Padri Liguorini di Lettere, un paesino tra i monti Lattari, dove Michele, l’avvocato in oggetto, si rifugia prendendosi un anno sabatico per meditare assieme al buon padre Buonocore, che si prende cura di quella vigna e di lui. Questa vigna è un poco metaforica: è come quella tale vigna di Renzo dei PS che lui, al ritorno dalle vicissitudini milanesi, ritrova devastata, invasa dalle ortiche, improduttiva. E il buon padre insegnerà a Michele come prendersi nuovamente cura della sua anima e riportarsi nelle condizioni di amare”.

Tu presiedi l’Associazione culturale I Ponti dell’Arte. Di cosa si occupa l’associazione?”.

Per circa quindici anni il lavoro principale è stato quello di portare avanti un Concorso Letterario, Premio Rolando, intitolato a un piccolo editore napoletano che lo sosteneva con le sue stampe e incentivato dalla collaborazione di amici e amiche che mi aiutavano nell’impresa. Poi il Premio, suffragato da una serie di sponsor generosi, veniva celebrato in qualche salone del convento dei PP Passionisti sulla collina di santa Maria ai Monti, qui a Napoli. Attualmente, l’Associazione propone incontri culturali: reading poetici, presentazione di libri, mini conferenze su temi letterari e/o scientifici”.

Nel 2021 è uscito il tuo ultimo romanzo dal titolo Il Gelso Rosso, sempre con lfa publisher. Un appassionante romanzo di vita quotidiana e lotta politica. Come nasce questa storia e perché hai sentito il bisogno di raccontarla?”.

Anzitutto avevo da raccontare la vita di una donna che, nata in campagna all’ombra di un gelso rosso, si emancipa, fino a diventare, almeno rispetto alle sue origini, una vera e propria eroina. Suo padre, che stravede per lei sin dall’infanzia, era contento che portasse il nome di nonna Rosina perché questo nome le rammentava quella di un’altra Rosa: la Luxemburg della quale lui, assiduo nella sezione del locale PCI, aveva sentito parlare”.

La storia raccontata è frutto dell’ispirazione presa dal Diario vero della protagonista Rosa, una ragazza e donna, poi, che vive ai piedi del Vesuvio. Come hai fatto a raccontare gli stati d’animo, il carattere, le scelte di una donna dal momento che tu sei un uomo? Non deve essere certamente stato facile. Dico bene?”.

Le donne mi hanno sempre interessato, intrigato, incuriosito. Ho sempre pensato che l’universo femminile nasconda qualche arcano che ha a che vedere con il senso della vita; che le donne appartengano in qualche modo a una specie diversa dall’uomo, un carattere che le accomuna, le rende solidali, e conferisce loro un’energia speciale, soprattutto per vincere le angustie, le malinconie e superare le disgrazie della vita, senza dimenticarne il vissuto. Mia nonna Angelina (una nonna c’è quasi sempre nei miei romanzi) ricordo che portava il lutto per un suo figlio perso in guerra: quel lutto non lo smise mai. E chissà, l’aver vissuto per lo più con la nonna e con mia madre deve avermi fatto un poco capire i sentimenti al femminile”.

C’è qualche personaggio che ti rappresenta nel romanzo, che ha le tue caratteristiche?”.

Forse Edoardo, il rampollo dei Carecchi: ancorché amabile, ambizioso e amichevole, è nobile, distaccato, imbarazzato, cortese, non abbastanza deciso. Mi mancherebbe, forse, la nobiltà, ma neanche è detto, perché ce ne sarebbe un pezzettino da parte materna”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?”.

Sto lavorando a un saggio sui primi due capitoli della Genesi. È un lavoro che richiede molto impegno nel quale formulo un’ipotesi un poco azzardata ma, a mio avviso, opportunamente sostenuta dai documenti e dai fatti. Vedremo. Naturalmente ho in cantiere un altro romanzo in cui sono protagonisti una donna e… il diavolo”.

Grazie per questa intervista Gennaro Guaccio e a presto”.

“Grazie a te e a presto”.