Un antico gioiello romanico: S.Bernardino alle Monache

Arte e cultura

Basta addentrarsi in una viuzza dietro la ben conosciuta S.Ambrogio, a Milano, per ritrovarsi di fianco ad una cancellata che contorna un piccolo giardino: al centro si eleva un’antica chiesa in stile romanico, S.Bernardino alle Monache, uno dei tanti piccoli gioielli nascosti nel cuore di Milano. All’ora del tramonto, illuminata, spicca ancora di più  contro il cielo di un azzurro vivo, come se fosse ammantata di un particolare splendore… Un po’ di storia Pare che sia l’unica parte sopravvissuta di un noto monastero femminile di Clarisse, fondato nel 1279 da Floriana Crivelli.

In origine questi era stato dedicato a Santa Maria di Cantalupo, ma alla fine del Duecento questa comunità, che risiedeva nella zona di Origgio…, si trasferì a Milano:  S.Bernardino da Siena, con le sue intense prediche, avrebbe in seguito indotto le monache ad aderire all’ordine di S.Francesco, cambiando così lo denominazione del monastero in quella attuale. Lungo i secoli il convento, che durò fino al 1782  quando fu chiuso per ordine degli Asburgo, ebbe una posizione molto importante nella società dell’epoca, poichè le monache provenivano prevalentemente dalle più nobili famiglie milanesi, in particolare dalle casate dei Crivelli, dei Visconti e dei Melzi. In passato la chiesa era diversa da quella attuale perchè una parte , che era riservata ai fedeli fu  distrutta ai primi del Novecento.

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L’Arte

Attualmente si presenta con una “pianta divisa in due campanate coperte da volte a crociera, cui si collega un presbiterio…” La costruzione si attribuisce a Pietro Antonio Solari intorno alla metà del Quattrocento, anche se recenti restauri ed analisi avrebbero indotto a ritenere che una parte dell’edificio sarebbe stato completato già nella fase iniziale del monastero,  come rivela lo stemma dei Crivelli, la famiglia della sua fondatrice. Al suo interno sono rimasti alcuni interessanti affreschi, gli unici conservati, appartenenti ad un ciclo pittorico probabilmente molto più vasto. In particolare sulla parete destra si notano  il dipinto di Cristo nel Sepolcro –Imago Pietatis- e sul lato opposto un frammento di un affresco della Vergine col Bambino e Sant’Agnese, mentre su quella di fondo, sulla parte alta  a destra, spicca  il manto blu della Madonna in atto di preghiera e in basso la fuga in Egitto.

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Sull’altro lato è incantevole la dolcezza di Maria inginocchiata, avvolta in un manto celeste chiarissimo, in un affresco della Natività, dal cielo sorvolato dagli angeli. All’interno della Cappella Maggiore altri mirabili affreschi, databili intorno al 1490 circa, sono stati attribuiti ad un maestro che operava a Milano intorno alla fine del Quattrocento, considerato anche l’autore di opere della chiesa di S.Bernardino  a Caravaggio e di alcune figure di santi della cappella Ducale del castello Sforzesco. Ci troviamo all’epoca in cui soggiornarono a Milano artisti come Bramante e Leonardo, che influirono inevitabilmente nell’arte del nostro maestro, da un lato ancora attaccata alla tradizione, dall’altro lievemente aperta al Rinascimento e alle sue innovazioni. Ulteriori analisi critiche individuarono in lui Gian Giacomo da Lodi, che effettuò un notevole ciclo di affreschi nella chiesa di San Francesco a Lodi. Un altro artista avrebbe invece eseguito la Vergine col Bambino e la Fuga in Egitto, forse l’autore del monastero scomparso di Santa Maria Incoronata a Milano, la cui impostazione artistica era molto vicino a quella  di Bernardo Zenale e del Bramantino. Ultima curiosità è rappresentata da un affresco “staccato”,” La Madonna del Latte”, su uno sfondo di rocce, un “particolare compositivo”molto caro all’ordine francescano del’Immacolata Concezione. Grazia Paganuzzi

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