Archeologia: riemergono gli scheletri di antichi “vampiri” e “streghe”

I vampiri esistono? No. Ma nei secoli passati qualcuno la pensava in modo molto diverso. Lo dimostrano le non poche attestazioni archeologiche che rivelano pratiche di sepoltura atipiche e inquietanti, superstizioni radicate a cui molti storici, antropologi e archeologi attribuiscono un’ interpretazione apotropaica, classificandole come rituali di seppellimento usati per scongiurare il ritorno in vita del morto.

La più recente scoperta risale a pochi giorni fa, quando una sepoltura anomala è riemersa durante gli scavi dell’ antica città di Perperikon, nel sud della Bulgaria. Il professor Nicholai Ovcharov, autorevole docente di archeologia presso la Nuova Università Bulgara e l’Università di Mosca, ha rinvenuto lo scheletro di un uomo, d’età compresa tra i 40 e i 50 anni, risalente al Duecento. Segni particolari? Un vomere di ferro conficcato nel torace e la gamba sinistra completamente staccata dal corpo. Nessun dubbio per l’autore del ritrovamento, secondo cui il paletto che trafigge le costole dello scheletro, all’altezza del cuore, dimostrerebbe il chiaro intento di un rituale “anti-vampiro”, al fine di scongiurare le antiche credenze secondo cui i cadaveri di uomini malvagi potevano risorgere come non-morti.

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Un caso simile fu stato segnalato nel 2012, nella città bulgara di Sozopol, dove nei pressi di un monastero furono ritrovati due scheletri risalenti al medievo ( i cosiddetti “gemelli” di Sozopol ), con il torace trafitto da un paletto di ferro, secondo modalità del tutto simili a quelle riscontrate negli scavi di Perperikon. Nel corso degli anni almeno 100 scheletri impalettati sono stati scoperti nella sola Bulgaria. E ritrovamenti analoghi si estendono anche ad altre regioni dell’ Europa, a conferma di un’ usanza abbastanza diffusa e radicata. Risale al maggio di quest’anno un’ altra interessante scoperta fatta dal team di archeologi di Slawomir Gorka, nel villaggio polacco di Kamien Pomorski. In questo caso lo scheletro, risalente al XVI secolo, si presentava con un pezzo di mattone conficcato bocca e un femore perforato da un’ inchiodata. Segni inequivocabili del fatto che il morto venisse trattato e temuto come un potenziale vampiro, secondo Gorka.

Da ultimo, si segnala il recentissimo caso italiano della cosiddetta “strega bambina” di San Calocero, ad Albenga. Un autentico rebus per archeologi e antropologi che si sono trovati di fronte ad una scoperta inaspettata e inquietante. Nel corso degli scavi condotti in un’ area del V-VI secolo dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, è emerso il piccolo scheletro di una ragazzina che non superava i 13 anni d’età, sepolta con viso e corpo rivolti verso il basso. Un trattamento raro, riservato a chi si macchiava dei crimini peggiori, rendendosi immeritevole di volgere lo sguardo verso la luce divina. Oppure, come sottolinea il coordinatore degli scavi Stefano Roascio, un atto di superstizione con cui si intendeva impedire il possibile ritorno in vita dei morti. A rendere più intricata la vicenda, si aggiunge il fatto che il luogo dell’ inumazione risulta a ridosso di un edificio sacro, in una posizione troppo “privilegiata” per divenire la tomba di un criminale o di un reietto. La vera causa di quest’inquietante sepoltura, inflitta ad una ragazzina di 13 anni, è destinata a rimanere mistero.