Asia Bibi, la Corte Suprema pakistana sospende la pena e decide la revisione del processo

Asia

La contadina cristiana, madre di 5 figli, è stata accusata di aver insultato Maometto durante un diverbio dopo che lei aveva “osato” bere da un recipiente d’acqua in cui avrebbero dovuto bere pure alcune sue colleghe musulmane. In questo modo, a loro avviso, ella avrebbe “contaminato” l’acqua. Asia, oggi 50enne, è stata arrestata il 19 giugno 2009 e condannata a morte in Pakistan nel novembre dell’anno successivo. Le sue condizioni di salute sono sempre più precarie, fatica a volte sputa sangue per una grave emorragia intestinale,  ma la sua fede non è crollata durante la prigionia (in isolamento).

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Nella mattinata di ieri, giovedì 22 luglio, i magistrati della Corte Suprema hanno accolto il ricorso dei legali della donna, chiedendo l’annullamento della sentenza e la revisione del processo. Asia, in una petizione presentata ai giudici attraverso i suoi difensori, ha ribadito la propria innocenza e che la denuncia che l’ha portata in carcere, arriva soprattutto da vicini di casa o abitanti nella stessa zona per motivi personali.

Attraverso l’agenzia missionaria Asia News, ha espresso fiducia sulla positiva e prossima soluzione del caso Paul Bhatti, ex ministro federale per l’Armonia nazionale e leader di All Pakistan Minorities Alliance (Apma). Paul è fratello di Shahbaz Bhatti, che era titolare della stessa carica quando è stato ucciso nel 2011 per aver chiesto l’abolizione della legge liberticida vigente in Pakistan sulla blasfemia ed aver difeso Asia Bibi. I giudici della Corte Suprema decidono secondo diritto, senza farsi influenzare da giudizi esterni, e finora non hanno mai giustiziato ingiustamente nessuno con questa accusa, ha spiegato Paul Bhatti.

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Ottimismo hanno manifestato anche altre personalità del mondo cristiano pakistano e attivisti musulmani per i diritti umani, i quali fanno però presente che anche se Asia Bibi dovesse essere finalmente liberata, non potrà tornare a casa con la sua famiglia, viste le minacce che questa continua a ricevere da alcuni religiosi integralisti islamici. Inoltre c’è chi ricorda che esistono leader musulmani che si sono macchiati di blasfemia anche davanti alle telecamere, ma a differenza della donna cristiana non sono stati né arrestati né condannati.